Non poteva essere il vero Berna quello visto fino a ieri. Confusionario, assalito dalla voglia di dimostrare di essere importante e quindi inevitabilmente portato all’eccesso. Troppi hanno cercato di dare una spiegazione a tutto quello che gli stava succedendo, in campo e fuori. Giudizi affrettati, anche taglienti, ma che hanno avuto l’effetto - scrive La Nazione - di far lavorare Bernardeschi ancora più duramente. E lui si è affidato al suo allenatore, quello che lo ha inventato cursore di fascia lo scorso anno, facendolo apprezzare anche al grande pubblico (e ai vari commissari tecnici azzurri). Si è affidato, dunque, allo stesso allenatore che gli ha tirato le orecchie in pubblico per farlo rientrare sui binari, qualora ce ne fosse stato bisogno. Non è una questione di ruolo, ma di fiducia reciproca: «Sono partito da play-maker sinistro, ma il mister ci dà molte opportunità per scambiarmi di ruolo. Ci siamo trovati bene in campo: io sono contento se gioco, non della posizione, dando il mio contributo alla squadra, anche nei momenti di difficoltà». In altre parole, viene prima di tutto la squadra, le sue prestazioni sono funzionali al successo della Fiorentina.
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