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La Repubblica: i dubbi di Sousa con un Kalinic ‘gragario solitario’

L'incipit dell'articolo di Benedetto Ferrara su le pagine de La Repubblica

Redazione VN

Sulle pagine de La Repubblica troviamo l'articolo di Benedetto Ferrara sui dubbi di formazioni di Paulo Sousa. Qui sotto vi riportiamo un incipit dell'articolo stesso. Per poter completare la lettura, lo trovate a pagina 12 de La Repubblica odierna:

"(...) PAULINO lavora duro. E gli effetti un po’ si sono visti. Prima una difesa bloccata e tosta, coperta anche da un centrocampo più solido, quindi una sola sconfitta, per ora, tra campionato e Coppa, cioè una bella evoluzione rispetto al precampionato più deprimente degli ultimi anni. Beh, Paulino ha fatto il suo lavoro, e dopo la crescita del gioco messa in moto contro il Milan, sono arrivati anche i cinque gol contro gli azeri. Sì, certo, erano azeri e giocavano in dieci, ma i cinque gol fanno di sicuro morale e soprattutto aiutano a togliere di mezzo ansie da impotenza offensiva che stavano iniziando a contagiare il gruppo di Sousa, che tra l’altro ha visto bene di utilizzare il mesto gironcino di Europa League per fare i suoi esperimenti e per provare a capire se tatticamente, con le due punte, la squadra non perde i suoi equilibri. È la storia delle coperta corta, insomma. Una volta sistemata la difesa e l’autostima in fase di non possesso, si tratta di aggiustare i meccanismi offensivi, quelli che si riassumevano in un solo concetto facile facile: la solitudine di Nikola, il bomber croato destinato a farsi prendere a calci e a provare a tenere palla per far salire la squadra. Una specie di gregario solitario, con alle spalle un Ilicic versione slow motion e un Borja Valero costretto a coprire il campo da porta a porta. Sulla storia delle due punte Paulino, che insiste nell’acconciatura cotonata, offre la sua particolare narrazione: «Ci stiamo lavorando e stiamo crescendo, e abbiamo più soluzioni possibili, anche in corso gara. L’equilibrio con le due punta sta aumentando sempre di più». Sì, pare di capire che magari in corsa, a Torino, la cosa si potrebbe fare, ma solo se è necessario, cosa che non sarebbe bene auspicare (...)".