Lavorando «con» Oriali, anni di fatiche e botte e vinci caso mai i mondiali. Liga non lo sa, ma è facile che succeda prossimamente dalle parti del viale Fanti, dove ci si accontenterebbe di un piazzamento europeo, tanto per non volare troppo in alto. Magari con Giovanni Sartori direttore sportivo e lui direttore generale. Nel giro di un paio di settimane il club viola dovrebbe ufficializzare i nomi dei nuovi dirigenti, che avranno il compito si rilanciare la Fiorentina.
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La partita di Lele Oriali (aspettando la chiamata)
Tra Fiorentina-Inter e un futuro che potrebbe tingersi di viola (COMMENTA)
Intanto è indubbio che quella di domenica sarà la partita di Lele. Ha giocato infatti in carriera solo con due maglie, la nerazzurra e la viola, ed entrambe, sia pure in misura diversa, gli sono rimaste appiccicate addosso. Impossibile tirargli fuori qualcosa che vada al di là dell'augurio (sincero) alle sue ex squadre di raggiungere una la salvezza e l'altra il terzo posto. Non vuole parlare ancora del suo futuro e non gli piace nemmeno ricordare il suo passato da dirigente pieno di vittorie. Sono giorni delicati, in cui preferisce il silenzio perché qualsiasi parola sulla Fiorentina potrebbe essere fraintesa. Comunque gli fanno un gran piacere i continui attestati di stima e di affetto che continuano ad arrivare dal popolo viola. Segue i media fiorentini e ha capito di essere una persona gradita alla piazza, quasi un amico. Non se lo aspettava, almeno non in questa misura, anche perché ormai manca da Firenze da venticinque anni e lui non è certo un tipo da ruffianate, da frasi ad effetto pronunciate solo per tenersi buona la piazza.
Quella dell'Oriali giocatore è comunque una storia di grande fedeltà, perché non sono stati molti i giocatori del suo livello ad aver cambiato solo due casacche in diciassette anni di attività. Fu Italo Allodi nella primavera del 1983 a convincerlo al grande passo, a lasciare l'Inter dove era entrato da ragazzo a quindici anni proprio nelle stagioni in cui il grande manager dominava con Moratti ed Herrera il calcio italiano, europeo e mondiale. Era in regime di svincolo, lo voleva Trapattoni alla Juventus, c'era in corsa la Sampdoria rampante dei giovani Vialli e Mancini, ma lui scelse la Fiorentina che arrivava da un campionato così e così. C'era però una gran voglia di far bene, i Pontello non avevano ancora deciso di smobilitare e il «progetto», come si dice oggi, sembrava intrigante. Oriali ci mise mezz'ora per decidere e non si è mai pentito di una scelta che poi si è rivelata felice per tutti. Indossando la maglia viola metteva fine ai lunghi duelli con Antognoni, un classico del centrocampo azzurro che ogni volta andava in scena con esiti imprevedibili. (...)
David Guetta - Corriere Fiorentino
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