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La Nazione: “Zero rimpianti”

DUE STUPIDATE in mezzo al campo condannano la Fiorentina a una gara di rincorsa. Il doppio schiaffo di Insigne ha comunque svegliato i viola, che si sono riversati in avanti …

Redazione VN

DUE STUPIDATE in mezzo al campo condannano la Fiorentina a una gara di rincorsa. Il doppio schiaffo di Insigne ha comunque svegliato i viola, che si sono riversati in avanti con Vargas ispirato. La finale di coppa più drammatica della storia (per quello che è accaduto fuori lo stadio) punisce la squadra viola, che mostra i suoi limiti (ampiamente previsti) dati dalle assenze ma mette paura al Napoli e resta in corsa per tutta la partita. Non è poco, nessuno può sorridere perchè la coppa è volata lontano da Firenze, ma è il segnale che la squadra ha lottato come ha potuto, fino alla fine. Montella le studia tutte e rinuncia sin dall’inizio all’impiego di Matri, unico attaccante di ruolo della rosa in questo periodo. Regala gioia rivedere Rossi, ma sono consolazioni che servono a poco in questo momento.

I VENTOTTOMILA educatissimi tifosi viola all’Olimpico assistono in un misto di speranza e delusione nel vedere la loro squadra — una delle più divertenti d’Italia per capacità tecniche — arrancare fino al limite dell’area degli azzurri, per poi perdersi senza mai incidere. Stavolta il possesso palla viola serve solo a limitare i danni, a non far scappare il Napoli che sfrutta bene il contropiede, ma non permette mai di far male all’avversario. Pepito torna fra noi al 72’ (complimenti alla Rai che al momento del suo ingresso in campo manda uno spot e ci toglie la gioia di vederlo in diretta).

FIORENTINA e Napoli sono spremute da un campionato interminabile, e si vede: con le ultime energie cercano di portare a termine una partita stranissima, e non solo per quello che è accaduto prima. Non ci sono molte recriminazioni (a parte i due gol presi in contropiede, il tardivo ingresso di Matri e la palla che non gira dentro di Ilicic all’84’). Il resto è noia, se ripensiamo alla violenza del pomeriggio.

Paolo Chirichigno - La Nazione