La Nazione: Sousa, l’emergente che va per gradi. Ma non diventi l’allenator fuggiasco

Vi proponiamo il commento di Angelo Giorgetti de La Nazione su Paulo Sousa.

E' il 6 luglio 2015, Sousa si presenta a Firenze e ai tifosi viola attraverso una videochat nella sede de «La Nazione». Sorrisi e sguardo limpido, anche se non è un periodo tranquillo dopo la risoluzione anticipata del contratto con il Basilea: Paulo trova Salah già in fuga, Gomez è un’incognita, il dopo-Montella un groviglio incerto e il mercato non decolla. Eppure Sousa ha un’entusiasmo quieto, risponde con il sorriso, sguaina la voce calda per tranquillizzare, salta con disinvoltura qualsiasi ostacolo, usa citazioni, filosofeggia: «Io preoccupato? Mai». E spiega sereno: «Ogni difficoltà presenta nuove opportunità». Poi su Firenze: «Per me è una sfida tremenda, sono entusiasta e critico come gli abitanti di questa città, voglio raggiungere insieme a loro un sogno speciale attraverso l’arte e la qualità». Trascinatore anche con le parole: «Vorrei essere ricordato per il contributo che darò a questo sogno». Parole di nove mesi fa.

Nelle ultime settimane Sousa è sembrato molto più deluso che sognatore. Ha ripetuto in pubblico concetti ai quali probabilmente non credeva più. Sa anche di essersi giocato una parte di credibilità agli occhi di eventuali top club che lo stavano (o stanno) seguendo: che razza di motivatore è un tecnico che dà la carica all’inizio e poi si immalinconisce se la squadra si sgonfia quando servono i risultati veri?

Sousa ha cambiato 6 club in 7 anni e – a meno che non sia un feticista dei traslochi – sa bene che il marchio di allenator fuggiasco o arrampicator cortese mordi-e-fuggi non lo aiuterebbe nel calcio che conta. E’ giustamente ambizioso e pretende chiarezza, ma dopo il primo anno ad alti livelli in un campionato di prima fascia è consapevole che sarebbe una sconfitta lasciare il lavoro a metà. Fino a prova contraria e ammesso che le garanzie di ADV lo soddisfino.