La Nazione: Il miglior acquisto è il gruppo

L’unione fa spesso la forza e nel caso della Fiorentina non è solo un proverbio: fare buon calcio con interpreti diversi, sommandoli ai punti fermi della formazione nei tre reparti (Gonzalo, Borja Valero, Rossi) è stata la ricetta democratica che ha trovato applicazione grazie all’armonia di tutte le componenti. Resta il fatto che gestire le anime è più difficile che gestire i muscoli e il passo in avanti del gruppo viola è nato dopo il buon lavoro dello scorso anno, la smazzata seguita alla fine del ciclo umano che aveva portato la Fiorentina in Champions e poi nella mediocrità di bassa classifica. Il recupero totale di Vargas — prima disperso fra cugini alla guida del Suv e numero di tatuaggi superiore alle presenze — è il simbolo vincente della terapia di un gruppo rispettato all’esterno, obbligando al rispetto delle regole anche chi ne fa parte.

Aggiungere alla famiglia un tipo come Ambrosini — diciotto anni di Milan, più di 80 partite in Champions — è stato probabilmente decisivo per il salto di qualità: l’esempio di Ambro, la sua autorevolezza, l’esperienza tradotta in gesti riconducibili a una professionalità acquisita attraverso le vittorie, tutto questo ha spinto chi fa parte del gruppo viola a migliorare la propria disponibilità. È stata sicuramente l’unità del gruppo, il suo volersi davvero bene, a preservare la stabilità di Neto sottoposto a fortissime ventate di sfiducia da parte del temibile sodalizio tifosi-media, non tutti ma parecchi in entrambe le categorie. Nello spogliatoio positivo è cresciuto bene anche Matos, sono rimasti in silenzio costruttivo gli esclusi, ha preso confidenza con l’italiano lo sfortunato Gomez. La prova definitiva della terapia sarà il rilancio in tempi brevi di Ilicic. Se funziona anche quello ci vorrà un brevetto.

Angelo Giorgetti - La Nazione