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La Nazione: e ora salvate il soldato Brillante

L’impatto durissimo del centrocampista, all’esordio dell’Olimpico. E’ lui il perdente della serata

Redazione VN

Dieci vittorie nel precampionato e poi, a livello di testa, la Fiorentina non capitalizza l’autostima nella prima partita vera della stagione. Impatto durissimo all’Olimpico, dove la scelta di «giocare bassa per non esporsi» fa cambiare per quasi un tempo fisionomia e filosofia alla Fiorentina. Che gioca rinunciando più o meno consapevolmente al proprio marchio identificativo — il possesso palla, il governo della partita — lasciando spazio alla Roma. Partita deludente a centrocampo, almeno fin quando Borja non torna in fase di palleggiatore per dettare i tempi laddove la Roma stava dominando, forse sorprendendosi della facilità del compito. Partita deludente in attacco per Gomez, che davvero ieri non ha saputo aggiungere qualità in attacco a una squadra che la cercava disperatamente. Si è avvicinato di più al gol Babacar, che nell’unica occasione ha mostrato capacità di controllo a rapidità: abbastanza contro quasi tutti i portieri, troppo poco contro De Sanctis.

Il vero perdente della serata — lo diciamo senza volontà di infierire — è stato Brillante. Ci sono diverse categorie dai Newcastle Jets, nuovo Galles del sud in Australia, al confronto contro il centrocampo più forte d’Italia (Nainggolan, De Rossi, Pjanic): i 33 minuti in campo sono stati un pessimo servizio soprattutto per lui, che mai è riuscito a sottrarsi alla sollecitazione dello stress. Ancora meno Brillante si è sottratto allo strapotere di Nainggolan. Tutta la Roma ha capito che da quella parte la Fiorentina era più attaccabile: non è stato un caso che la catena Nainggolan-Gervinho abbia prodotto il primo gol.

Dopo averlo criticato, difendiamo Brillante: non era probabilmente quella di ieri sera la partita ideale per esordire nel campionato italiano. Le buone prestazioni in allenamento e in precampionato rischiano di essere uno spot inutile senza il confronto con le pressioni vere; l’inadeguatezza si moltiplica se intorno non c’è una squadra che funziona bene, ma anzi rinuncia alle proprie caratteristiche migliori. Invece di gestire la palla, la Fiorentina ha abbassato la linea cercando di difendersi chiudendo gli spazi: con la Roma in agguato, il giocatore meno abile nel palleggio è diventato un bersaglio. Brillante ha puntato sulla linearità diventando un libro troppo facile da leggere per centrocampisti fortissimi come quelli della Roma. Ma accusarlo non ha senso. Magari — anche se a mezzo servizio — sarebbe stato più utile Aquilani. Ma questo è davvero il senno del poi.

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