È UNA specie di maledizione. Tu fai sogni fantastici, qualcuno ti scuote come quando da ragazzino la mamma ti apriva le finestre urlandoti che era ora di andare a scuola. Ma che storia è questa? Un karma nemico sembra scritto a fuoco nel tuo dna. Destinati a soffrire. O forse i nostri sogni costano molto più cari che altrove. Pepito è caduto e si è fatto male sullo stesso ginocchio maltrattato dalla sorte. E noi siamo caduti con lui, rotolandoci in una smorfia di dolore per colpa dei ricordi. Quello di Batistuta, per esempio. Un febbraio maledetto di quindici anni fa. Il Milan davanti, un pallone rincorso, il ginocchio che cede e lui che cade giù: pesante,impaurito, per una volta impotente.
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La maledizione degli anni più belli
L’estratto dell’articolo di Benedetto Ferrara: da Batistuta a Rossi (COMM)
In quel momento la Fiorentina viaggia spedita. Il solito sogno. E la solita mano che ti scuote per dirti: ehi, svegliati. Così lo stadio resta senza respiro. Apnea da coito interrotto. Un progetto vincente che perde i suoi pezzi migliori: il ginocchio (collaterale, già) di Batigol, il carnevale di Edmundo. Non è la stessa Fiorentina. E neanche la classifica dei Trap boys sarà la stessa. La grande illusione è inghiottita da quel pallone rincorso col cuore. Ma niente può spiegare quel gelo muto e terrorizzato di un giorno di novembre del 1981 che è un colpo al cuore. Antognoni steso sull’erba, privo di sensi. Quella uscita folle di Martina. Quel senso di solitudine e disperazione di tutti quelli che restano lì a guardare il campocon gli occhi persi e le mani giunte. Una Fiorentina incredibile, quella. Che non si arrese e continuò a lottare, anche se un bel po’ di mesi dopo ci pensarono gli arbitri a svegliare i tifosi arrivati a un passo dal traguardo.
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