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Pizarro: “Credo al terzo posto. Il mio erede? C’è in casa”

“Troppi discorsi, ci siamo distratti ma ora è passata. Spalletti allenerà la Fiorentina. Il mio futuro…”

Redazione VN

Ecco alcuni passaggi salienti dell'intervista di Repubblica con il regista viola, a firma Benedetto Ferrara

David Pizarro, 35 anni e occhi che raccontano intelligenza e personalità.

Lui è un leader. «Sì, ma a casa mia», dice aprendo un sorrisetto divertito.

Ma lei che ne ha viste troppe, ha capito perché quest’anno sembra tutto così faticoso?

«Perché ci siamo distratti. Troppe parole e troppi pensieri su ciò che stava intorno. I contratti. E poi chi va, chi viene. Discorsi, appunto».

Già, la storia dello smoking. Fu lei a dirlo: dobbiamo toglierci lo smoking.

«Proprio così. E direi che l’abbiamo fatto».

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Andrea Della Valle vi ha convinti quando è venuto a parlare con voi?

«Confrontarsi con Andrea Della Valle è sempre utile. Lui è uno di noi. Ci mette il cuore e la testa».

Pizarro, parliamo di Gomez, il bomber inceppato.

«Dispiace vedere un compagno in difficoltà. ... Mati e Joaquin hanno impiegato un po’ di tempo ad adattarsi. Ma Gomez è un attaccante, e in quel ruolo contano solo i gol. E noi, in campo, stiamo facendo di tutto per aiutarlo».

E della situazione di Neto che ne pensa?

«A me è successo di peggio. A Udine mi misero fuori rosa e mi ritrovai ad allenarmi da solo. Altri tempi».

Fu lei a dire che la tempistica della comunicazione non era stata esattamente geniale.

«Io quando parlo non lo faccio mai per creare polemiche. Però dico la verità. A due giorni da una partita sarebbe meglio evitare certe uscite. Ma con Della Valle, anche su questo punto, ci siamo confrontati e chiariti. Ora noi dobbiamo pensare solo a giocare».

Diamanti le piace?

«Molto, quando giocava nel Bologna ci ha sempre fatto ammattire».

Ora parliamo di lei: un grande regista, ma senza eredi.

«In giro non ce ne sono molti giocatori con le mie caratteristiche. Una fortuna, per noi. Ma siamo rari».

E senza eredi. Come si fa? Consigli per la Fiorentina?

«Il nome la Fiorentina ce l’ha in casa. Per me il regista del futuro potrebbe essere Leonardo Capezzi. Non solo ha tecnica, ma anche la testa giusta».

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A un giovane che le chiede consigli sulla carriera di calciatore cosa direbbe?

«Di provarci sul serio perché il calcio è bellissimo. E poi di pensare di più alla realtà e di guardare meno il telefonino».

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Lei a Montella dà del lei o del tu?

«All’inizio lo chiamavo Vincenzo, visto che abbiamo condiviso lo stesso spogliatoio da calciatori. Poi ho capito che era meglio se lo chiamavo mister e gli davo del lei».

Ma è vero che lei ha un carattere difficile?

«No, è vero che voglio sentirmi dire in faccia la verità».

L’allenatore con cui ha legato di più?

«Spalletti. Uno che sicuramente prima o poi allenerà la Fiorentina».

Nel terzo posto dobbiamo crederci?

«Io ci credo. Ci proviamo da un pezzo, non possiamo mollare ora».

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