Houssine Kharja i treni li conosce bene. Ricordate le gite "segrete" a Milano, le fotografie scattate alla stazione, le multe, le polemiche? Il centrocampista marocchino sembra il manifesto dei treni meno affidabili: e di questa Fiorentina. Sempre in ritardo, o quasi. Già nei giorni che ne segnarono il passaggio in viola (via Genoa) ci furono diversi problemi. «Siamo d'accordo su tutto con la Fiorentina e col presidente Preziosi, ma non riusciamo a metterci in contatto col ragazzo«, dicevano i suoi procuratori. Alla fine l'affare si fece. Comproprietà per circa due milioni di euro. Pareva un buon colpo. Del resto se era stato un semi titolare nell'Inter di Leonardo perché non affidargli una maglia a Firenze?
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Kharja, sempre in ritardo: tra viaggi e chance sprecate
Houssine Kharja i treni li conosce bene. Ricordate le gite “segrete” a Milano, le fotografie scattate alla stazione, le multe, le polemiche? Il centrocampista marocchino sembra il manifesto dei treni …
Eppure non ha mai ingranato. Parecchi problemi fisici, una condizione atletica perennemente inadeguata e quella toccate e fuga a Milano che lo hanno reso bersaglio preferito della terribile ironia fiorentina. Anche perché sul campo non è mai arrivata una risposta concreta. Atteggiamento svogliato, andamento lento. Anche col Palermo, l'altra sera, una prova assolutamente negativa. L'impressione è che Kharja sia uno dei pochi a non aver ancora chiara la situazione. Qua si lotta per non retrocedere, e si lotterà (probabilmente) fino all'ultima giornata. Perché Behrami (che a gennaio è stato cercato dalla Juve) deve correre per due? Perché Montolivo che sta per andare al Milan deve spremersi il doppio? Domande e dubbi che nascono dalle scelte di Delio Rossi. A San Siro mancava l'ex capitano e nella mente del mister Kharja è l'unico che possa provare a sostituirlo. Per ruolo, e per qualità. L'altra sera no. Col Palermo la scelta di mandarlo in campo dal primo minuto è stata prettamente tecnica per dare un turno di riposo a Lazzari, che a Roma tornerà titolare, e forse perché Delio pensava ad una partita nella quale tenere il più possibile il possesso palla. Si torna sempre lì. Alla mancanza di certezze, e alle difficoltà nel dover gestire i ritmi della gara. (...)
Matteo Magrini - La Repubblica
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