Un giorno di metà agosto è arrivata la notizia: la Fiorentina ha preso Kalinic. Chi? Kalinic, quello che ha segnato un gol nella finale di Europa League contro il Siviglia, la punta del Dnipro. Silenzio. Quel nome mezzo sconosciuto non era il massimo, ma ci dovevamo accontentare. E poi era stato Sousa a parlare di lui ai dirigenti viola. «Prendetelo, è bravo e costa poco».
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Kalinic, un 9 su misura per Sousa
Gol e assist, l'ex Dnipro ha incantato tutti
Già, solo cinque milioni e mezzo e un contratto di quattro anni. Da un punto di vista aziendale tra lui e Gomez c’è stato un bel risparmio. I dubbi, semmai, erano tecnici, ma dopo due anni di vuoto peggio non poteva andare. Invece non ci ha messo molto Kalinic per far cambiare idea a tutti. Voglia, grinta, corsa, sacrificio, senso del gol. È bastata la prima partita per capire che finalmente la Fiorentina aveva trovato un centravanti. Uno di quelli che fa reparto da solo. Non un bomber da venti gol a stagione, magari, ma l’attaccante giusto per il progetto che aveva in testa Sousa.
E così, piano piano, Firenze ha iniziato ad apprezzare quel ragazzone alto e silenzioso, che non sorride mai, nemmeno dopo i tre gol all’Inter. Però si è portato a casa il pallone, come si fa in Inghilterra dopo una tripletta. Lo ha imparato quando giocava nel Blackburn. In Premier ha segnato 13 gol. Mica male. E dire che l’Hajduk Spalato prima di fidarsi di lui lo ha mandato un paio di anni in giro a fare esperienza. Era molto giovane, aveva bisogno di rodaggio. Poi è tornato a casa a suon di gol. Quindi il passaggio in Inghilterra, due anni, e poi nel 2011 l’arrivo al Dnipro a costo zero. Un affarone per il club ucraino, dove in quattro anni ha segnato quasi cinquanta gol.
L’arrivo a Firenze è l’ultima tappa del viaggio. «Quando Sousa lo ha chiamato non ha avuto dubbi e ha scelto subito la Fiorentina», ha raccontato il suo procuratore. Kalinic è un tipo tutta casa e famiglia. Vive non troppo lontano dallo stadio con Vanja e il figlio, ma gli piace frequentare i ristoranti del centro, soprattutto in zona Ponte Vecchio. Spesso capita di vederlo a cena con gli altri giocatori slavi, soprattutto con Rebic. Gli piace il tennis e la vita tranquilla.
Con Paulo Sousa il feeling è stato immediato. Il tecnico portoghese aveva bisogno proprio di un giocatore con le sue caratteristiche. Tanto movimento, pressing continuo, anche sul portiere (così ad esempio si è procurato il rigore a Milano), molto attivo in area e anche nella fase difensiva. Insomma, un giocatore a tutto campo, inesauribile sul piano atletico, infallibile sotto porta. Finora ha messo a segno quattro gol in campionato, gli stessi segnati l’anno scorso da Gomez in venti partite.
Inutile fare confronti, comunque, sono due giocatori diversi. A Nikola sono bastati due mesi per diventare fondamentale nel gioco della Fiorentina. Il nuovo idolo dei tifosi viola. E quel tocco magico per Verdù contro l’Atalanta ha dimostrato che nei suoi piedi c’è anche tecnica.
la Repubblica
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