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Insulti, pugni e nottate: un anno di gossip e polemiche

I nervi saltano quando i dirigenti latitano. Delio solo come un cane, tra quelli che in società rimpiangono Sinisa, quelli tornati in Puglia, quelli che stanno organizzando la Fiorentina del …

Redazione VN

I nervi saltano quando i dirigenti latitano. Delio solo come un cane, tra quelli che in società rimpiangono Sinisa, quelli tornati in Puglia, quelli che stanno organizzando la Fiorentina del futuro senza di lui. Rossi ha sbagliato. Ma hanno sbagliato anche quelli che non hanno mai lottato per davvero. Nevrotiche prime donne, vanitosi ringamboni senza voglia nelle gambe e nel cuore. Ragazzini come Adem, il Kakà dei Balcani. Oppure il temerario Kharja, che secondo fonti di spogliatoio avrebbe mandato a quel paese il suo allenatore dopo aver saputo di non essere tra i titolari. Ognuno per sé. E paga Delio per tutti. Perché ha perso la testa. Perché non ha avuto la freddezza di prendere Ljajic per un orecchio e spedirlo verso gli spogliatoio. Sarebbe diventato un idolo globale. Invece Delio è partito come Rocky, e difenderlo, almeno pubblicamente, è diventato davvero impossibile.

Poi però uno si chiede dov´è il direttore sportivo. Quello che ha fatto danni ed è tornato a casa. E quello che dovrà costruire il futuro? No, lui ancora non c´è. Un vuoto pericoloso con la classifica a rischio e lo spogliatoio sfasciato e nevrotico. Giocatori rotti per davvero e per diplomazia, gente che si è arresa, movida come al solito e in pochi a tirare avanti la baracca. Sarebbe davvero sbagliato trasformare Ljajic in un mostro con troppi "si dice" sul suo sfogo da bimbo nevrotico. Così come menarla eccessivamente sulla reazione di un brav´uomo come Rossi, scoppiato tutto insieme come sanno fare solo i bravi ometti tutto lavoro e famiglia. Ma la verità è che questo bimbo da sei milioni e mezzo di euro (soldi regalati al Partizan, almeno stando ai risultati) non ha mai convinto nessuno. Lo aveva messo fuori Prandelli, e lo aveva messo fuori Mihajlovic, che pure ai serbi stava molto attento, tanto da trattenersi sul campo con loro sempre qualche minuto in più per allenamenti e consigli personalizzati. Sia il primo che il secondo avevano chiesto al direttore sportivo di mandarlo a giocare altrove. Ma niente da fare. Adem è sempre qui, coi conquilini che scrivono ai giornali raccontando di feste fino all´alba. Nessuno controlla. Nessuno dice niente. E l´educazione è un optional, stando a quello che si è visto.

D´altra parte la Fiorentina al momento è quello che è. Una azienda coi lavori in corso e la squadra allo sbando. Dal caso Mutu, alle notti brave di Vargas, passando per il serial "Cerci and the city", straordinarie avventure di un calciatore imprevedibile sempre e comunque. Difficile capire come abbia fatto la proprietà ad accettare tutto questo, a prolungare lo stato delle cose fino al limite estremo di sopportazione. Un allenatore poco rispettato. Giocatori che in allenamento lo sfottono fin da quando vengono resi noti i nuovi orari di lavoro. Non tutti, sia chiaro. Ma la confusione era troppa e lo stesso Rossi alla fine l´ha somatizzata tutta nel suo stomaco e nel suo cervello. Ieri gente del giro di Ljajic metteva in giro voci a proposito di offese fatte da Rossi al suo giocatore a partita in corso. Dalla panchina tutti smentiscono: Rossi non ha mai offeso nessuno. Non è il suo stile. Lui sta zitto e lavora. Finché non sbrocca. E quando sbrocca addio.

Benedetto Ferrara - La Repubblica