Sulle pagine de LaRepubblica di questa mattina troviamo un articolo riguardante il passato storico di Firenze e della Fiorentina con la presentazione del libro "Madrid val bene una coppa" di Francesco Russo.
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Inseguendo il sogno e la finale della grande Coppa
Sulle pagine de La Repubblica la presentazione del libro "Madrid val bene una coppa" di Francesco Russo
«Preghi o provi a imparare a memoria la formazione della Fiorentina». Wanda guarda il futuro marito ripetere a memoria quei nomi: «Sarti, Magnini, Cervato, Chiappella, Rosetta, Segato, Julinho, Montuori, Virgili, Gratton e Prini». E ancora. E ancora. È il 1956, è la Fiorentina di Fulvio Bernardini, quella del primo scudetto vinto con cinque giornate di anticipo. Quella che l’anno successivo arrivò in finale di Coppa Campioni e andò al Bernabeu a sfidare il Real Madrid. «Sarti, Magnini, Cervato, Chiappella, Rosetta, Segato, Julinho, Montuori, Virgili, Gratton e Prini», ripete Gaetano Biagioni con il quotidiano in mano. In tasca, invece, ha sempre la bandiera del Brozzi, il quartiere alla periferia di Firenze in cui è cresciuto con gli amici di sempre: Gigli, Montini e Barnaba, che ora però non c’è più, ucciso in Etiopia durante la guerra. «Se Mussolini quel giorno al Piazzale Michelangelo avesse dato retta al Biagio, al Montini e al Gigli, tutto ciò non sarebbe successo», si legge nel prologo.
Dopo «Viola! Viola! Duce! Duce» (Effequ) Francesco Russo, giornalista e scrittore fiorentino torna in libreria con «Madrid val bene una coppa» (Effequ), seconda parte della Quadrilogia viola. La trama, iniziata negli anni del fascismo e con i quattro amici alle prese con la Fiorentina degli anni ‘20 e della prima Coppa Italia vinta ora ha come sfondo la fine della seconda guerra mondiale e una Firenze piegata dal peso delle bombe ma che cerca di di ripartire. Un romanzo che racconta una generazione che cresce e matura tra amore, guerra e calcio. Tra storie, vittorie, sconfitte e scudetti. Biagioni, Gigli e Montini, inseparabili prima della guerra, si ritrovano dopo anni in cui si erano persi a causa del conflitto. Nel 1943, nei giorni dell’armistizio, ognuno si trova in luogo diverso della penisola, cercando di salvarsi. Chi a Napoli, chi in fuga, chi combatte per un ideale. Si ritroveranno a Firenze, la loro casa da dove tutto è cominciato. E dove tutto però sembra essere cambiato. La loro amicizia però riprende come prima, e anzi rinasce come l’Italia alle prese con la costruzione della Repubblica.
La narrazione segue un percorso preciso, così come nel primo romanzo Russo è attento al corso della storia raccontando la vita immaginaria dei suoi protagonisti tra fiction e situazioni reali. I dialoghi non sono scontati, i dettagli sono curati. E certe scene, come quella della lite sul filobus tra Biagioni e il conducente, perfettamente riuscite. Mentre altre riportano ad un Paese ed un tempo ormai andato: basti pensare alle difficoltà (come si faceva senza Google Maps?) del Biagio di ritrovare una strada nel centro di Firenze. Sullo sfondo c’è l’Italia delle prime elezioni dopo il ventennio fascista, della lotta comunista contro l’influenza statunitense, e soprattutto la Fiorentina campione d’Italia, per la prima volta. La Fiorentina, la loro Fiorentina, che porterà gli amici di sempre a viaggiare alla volta di Madrid inseguendo il sogno della finale della Coppa Campioni. E forse qualcosa di più.
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