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Ilicic: “In troppi hanno parlato senza sapere…”

Lo sloveno: “Ho forzato per tornare prima in campo” (COMMENTA)

Redazione VN

«A un certo punto ero proprio giù, ho pensato di lasciare il calcio».

Addirittura. L’infortunio allora era grave.

«Ma no, questa è un’altra storia. Cominciamo dall’inizio».

Josip Ilicic sbircia le pagine stampate da Wikipedia: una giovane carriera riassunta in sei fogli fitti, mica pochi per uno che sta per compiere 26 anni. Nato in Bosnia durante la Guerra, ha passaporto croato ma gioca per la Slovenia: «Scelta complicata, ma non ho voluto dimenticare il Paese che mi ha dato di più». Il colloquio con La Nazione serve per parlare di calcio, ma non solo.

Ripartiamo dall’ultimo problema fisico e dal ritardo che ha generato così tante voci.

«Bisogna fare un passo indietro e tornare a Palermo: nello scorso aprile ho avuto la pubalgia, non riuscivo a dormire e certe mattine neanche ad alzarmi dal letto. Non ho giocato le ultime due partite e non mi sono allenato in estate prima di essere acquistato dalla Fiorentina».

Comunque nello scorso campionato ha segnato 10 gol, mica pochi.

«Gli ultimi cinque in altrettante giornate consecutive. Mi sono dovuto fermare per il dolore».

Poi i 9 milioni pagati dalla Fiorentina e l’arrivo a Moena.

«Ero senza allenamento, avevo fatto solo terapie. Poi mi sono infortunato in Nazionale: un problema serio al tendine della caviglia».

E dopo?

«Mi sono allenato per rientrare prima possibile. E ho preso un altro colpo nella stessa zona del piede. Nuovo stop, dolore insopportabile, prime voci fastidiose».

Montella ha ammesso che c’è stato un errore di valutazione fatto in buona fede: un tentativo di recupero accelerato.

«Ha ragione. Io stesso ho forzato troppo nella speranza di tornare prima. Come sto ora? Non sono al cento per cento, ma va sempre meglio».

Dopo il gol contro il Bologna ha festeggiato in silenzio indicando il suo nome sulla maglia.

«Mi è venuto così. E’ stato un gesto spontaneo».

Rivolto a chi?

«In queste settimane ho sentito troppe parole da fuori, dette da persone che non conoscevano la situazione. Ho indicato il mio nome per ricordare che sono qui e voglio restarci a lungo. Le parole degli altri non mi interessano, soprattutto se arrivano da chi è disinformato».

Zamparini, per esempio.

«Ah, Zamparini... Dipende da come si alza la mattina. Dice sempre quello che pensa».

Nel suo caso ha detto che Montella non la stimava.

«Lo so. Una frase infelice. Infatti poi Zamparini mi ha chiamato per chiedere scusa».

Se potesse scegliere in quale ruolo vorrebbe essere impiegato?

«Nella mia carriera ho giocato dapperutto, anche da difensore centrale. Ah, ho fatto anche il portiere a calcetto».

Bel modo per non rispondere alla domanda.

«No, no, mi piace correre e cercare lo scambio, toccare tante volte la palla. Per riuscirci ovviamente devo essere in buona forma fisica».

Un trequartista che può fare la seconda punta: ok come definizione?

«Non mi piacciono le schematizzazioni. E poi l’importante non è come si muove un giocatore, ma come si muove tutta la squadra».

Ma se lei fosse Montella...

«Alt. Non faccio l’allenatore».

Visto che invece è Ilicic, qual è il suo obiettivo?

«Tornare al massimo il prima possibile. Far vedere anche a Firenze quanto valgo. Mettermi a disposizione dei compagni, che mi sono stati vicini anche nei momenti di difficoltà. Mi facevano sentire uno di loro anche se stavo male e non potevo allenarmi».

Dieci gol l’anno scorso, quanti con la Fiorentina?

«Giochino inutile. Potrei dire altrettanti, ma magari saranno venti, trenta o anche di più».

Con tutta la stima possibile, sarà difficile.

«Scherzavo. Giusto per dire che ha senso fare pronostici di questo tipo».

Se lei dovesse raccontarsi in poche parole, come si definirebbe?

«Un tipo tranquillo».

Ha paura di qualcosa in particolare?

«La pressione non mi spaventa. Sennò non farei il calciatore».

Ci sono giocatori che le piacciono in particolare?

«Da piccolo Del Piero, ora Cristiano Ronaldo. Ah, anche Cuadrado non è male».

Sembra leggermente più veloce di lei

«Altro che leggermente, è una gazzella».

A proposito di campioni, lei nel Palermo ha giocato con Pastore. Non eravate male dietro a Miccoli.

«Pastore è uno dei più forti giocatori che abbia mai visto. Non capisco perché sia fuori nel Psg».

Magari potrebbe invitarlo a Firenze.

«E’ da un po’ che non lo sento...».

C’è qualcosa che non sopporta del calcio?

«Il riscaldamento prima di giocare».

Torniamo a quando ha pensato di lasciare il calcio.

«Era il 2010, giocavo nell’Interblock Lubiana. Ero da solo in una squadra di ragazzini e la società voleva cedermi per tantissimi soldi. Mi sentivo prigioniero. Avevo davvero deciso di smettere, poi mi prese il Maribor. Da lì andai a Palermo. Sarò sempre grato a Zamparini, anche se parla senza filtro».

La Nazione