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Ilicic e Joaquin, la strana coppia

«Capacità di mutare repentinamente le proprie sembianze». In una parola: trasformismo. Regista dello sceneggiata: Vincenzo Montella. Uno capace di bluffare come pochi. Manco fosse un navigato giocatore di poker. Ieri …

Redazione VN

«Capacità di mutare repentinamente le proprie sembianze». In una parola: trasformismo. Regista dello sceneggiata: Vincenzo Montella. Uno capace di bluffare come pochi. Manco fosse un navigato giocatore di poker. Ieri l’ultima dimostrazione. Ore e ore passate a discutere della staffetta Matri-Gomez per poi ritrovarli (tutti e due) in panchina. Roba da non credere. Eppure è andata così. Del resto, che l’aeroplanino stesse «tramando», s’era capito già alla vigilia.

Conferenza stampa alle 19 (poi ritardata ancora) e giornalisti costretti a seguire percorsi strani per raggiungere la sala stampa. Il motivo? Semplice. Evitare che si avvicinassero alle finestre che si affacciano sul terreno di gioco del Franchi. Il segreto insomma, era (ed è rimasto fino all’ultimo) gelosamente custodito. Niente prima punta insomma, e dentro Joaquin e Ilicic. Una coppia praticamente mai vista, soprattutto nel 3-5-1-1. Altroché falso nueve. Qua siamo all’esaltazione del Guardiola pensiero: il centravanti è lo spazio. Il problema è occuparlo comunque, quello spazio. Altrimenti l’area resta vuota, e far male diventa difficile. Parecchio difficile. Basta ripensare al primo tempo di ieri, nel quale la Fiorentina ha creato pochissimo. Praticamente niente. Prima di tutto perché Joaquin e Ilicic giravano a vuoto, e poi perché gli altri (Cuadrado, Vargas, Aquilani e Mati) non si inserivano mai. Troppo facile, in quel modo, per la difesa dell’Inter. Bastava abbassarsi, e proteggere l’area di rigore. Sempre in superiorità numerica sui viola, mai in affanno.

L’idea, probabilmente, era replicare la partita dell’anno scorso. Il problema è che Ilicic e Joaquin non sono Jovetic e Ljajic. Altre caratteristiche, altre necessità. Lo slovacco e lo spagnolo hanno bisogno di campo, devono poter guardare in faccia l’avversario. Costretti a giocare spalle alla porta, al contrario, si perdono. Tra i due è l’ex Palermo più che altro a fare la «punta», anche ex si scambiano di continuo. A volte sta più avanti uno, a volte l’altro. Eppure il guizzo non arriva. Mai (o quasi) un uomo saltato, mai un tiro in porta. Meglio quando, ed era il progetto iniziale, riescono a prender palla tra le linee. Soprattutto Ilicic. Joaquin meno. La prima conclusione di uno dei due arriva al 14’ del secondo tempo. Un tiraccio altissimo dello sloveno. L’esperimento (non riuscitissimo per la verità) si esaurisce al minuto 22 e 50 secondi della ripresa. Esce Joaquin, ed entra Mario Gomez. Poco, al posto di Cuadrado, entra anche Matri. Dal finto al doppio centravanti. D’ora in avanti, forse, sarà la normalità.

la Repubblica