Sul Corriere Fiorentino di questa mattina, leggiamo un bell'articolo a firma Sandro Picchi su un calcio che non c'è più quello del 1966: "Allo stadio - si legge - si andava vestiti abbastanza bene, era ammessa anche la cravatta, e nei giorni di pioggia si aprivano gli ombrelli, tutti neri e tutti uguali. «Prendi l’ombrello» raccomandavano le mamme, spesso non ascoltate dai figli che facevano i coraggiosi. Sarebbe piovuto molto, come ben sappiamo, in quell'anno alluvionato, e l’ombrello non sarebbe bastato. Oggi gli ombrelli non si aprono più: sono proibiti e questo ha segnato il declino del calcio. Non in campo, ma fuori".
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Il vecchio Franchi: cravatte e ombrello nella Maratona yé-yé
Come erano gli spalti mezzo secolo fa: tutta un'altra storia rispetto a quello che succede adesso
Poi, per quello che riguarda il calcio giocato, si parla della Fiorentina "ye-ye" di Beppe Chiappella, così chiamata perché ricordava la musica giovane di quei giorni, molto di moda, con i cori in falsetto che, appunto, facevano quel verso. Quella squadra riuscì a fermare due volte sullo 0-0 l'Inter di Herrera. Il presidente, Nello Baglini, vendendo Albertosi, Brugnera e Bertini per motivi di bilancio, riuscì a vincere lo scudetto. L’idea è ancora di moda?
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