Vincere in trasferta significa sentirsi adulti. Anzi, diventarlo. Come quando prendi la patente per la macchina o fai le prime vacanze senza la tua famiglia. Ti senti grande. E così quando parti e te ne vai a giocare altrove. Un’altra città, un altro spogliatoio e l’erba che non è quella di casa tua. Poi il tifo. I fischi violenti, i cori, i colori diversi: tutto sembra giocarti contro, anche se qualcuno con la tua bandiera ci sarà sempre. Pochi, tanti, pochissimi o un pugno di ragazzi. Dipende. Ma l’importante è quella bandiera che è il tuo appiglio. Sì, per vincere in trasferta devi essere squadra adulta, che non ha paura di nulla, che crede in se stessa e sa esaltarsi e sfidare a testa alta tutto quello che trova sulla strada.
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Il solito tabù, vincere fuori casa
L’articolo di Benedetto Ferrara
E questa Fiorentina ha voglia di crescere, di togliere di mezzo la bellezza adolescente che ne fa una splendida irrisolta e dominare col gioco e coi gol anche quando è lontano da qui. Il viaggio a Verona potrebbe essere l’occasione giusta. Non certo perché l’avversario non abbia una sua dignità tecnica. Anzi. Ma certamente, tra le squadre incontrare fino ad oggi fuori casa, il Chievo sembra essere la meno impossibile, pensando ai tre punti. A Napoli la Fiorentina giocò bene ma si trovò con niente in mano. A Milano la squadra andò così e così e il risultato fu lo stesso. A Parma il primo tempo era stato fantastico, ma poi la vittoria fu buttata via in modo clamoroso nel finale di partita. «Ma non esiste un problema trasferta» dice Montella. Sì, certo, è presto per creare casi. Ma è chiaro a tutti che se la Fiorentina punta a grandi obiettivi questa tendenza deve cambiare. La premessa della squadra che prova a giocare a calcio ovunque e comunque c’è. Ma da sola non basta. Quindi cogliere questa occasione sarebbe importante. Per dare un segnale forte. Ai concorrenti per l’Europa. E ai tifosi, che sono tornati ad amare una squadra viva e motivata ma che si aspettano delle gioie anche quando i cancelli del Franchi sono chiusi e la Fiorentina gioca altrove. Perché il cuore del tifoso vibra di orgoglio quando i tre punti arrivano da lontano. Anche se Verona non è Torino, dove la Fiorentina di Prandelli mise sotto la Juve regalando una festa imprevista e indimenticabile ai suoi tifosi.
Perfino la piccola e fragile Fiorentina dell’anno scorso era riuscita a tornare da Milano e Roma con due vittorie che sembravano scudetti, per la loro storia e per quei benedetti punti che servivano per la salvezza, quella presa sul finale con la vittoria sul campo del Lecce. Ma vincere in trasferta è un vero atto di forza e significa non accontentarsi mai. È questo atteggiamento che fa godere la gente, come accadde nella stagione 94/95, quando la Fiorentina di Batistuta travolse il Napoli al San Paolo con cinque reti. Andarono in cinquecento all’aeroporto ad aspettare la squadra e a festeggiare Batigol. Storica la vittoria a Milano con una tripletta di Batistuta nella porta di Lehmann, per non dire delle indimenticabili imprese europee: da Wembley ad Anfield, roba da sentirsi male dalla felicità. Certo, il Chievo non è il Liverpool, però la voglia di iniziare a fare le cose sul serio è tanta. E vincere fuori casa significa questo.
Benedetto Ferrara - la Repubblica
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