stampa

Il sogno viola. L’articolo di Alessandro Rialti su Stadio

Delirio in città per il primato. Giocatori applauditi nella notte. Quello scudetto di 60 anni fa...

Redazione VN

Notte tra il sogno di San Siro e la "sbornia" di Firenze. Cento, forse più tifosi viola si ritrovano alla stazione di Campo di Marte. Cantano, accendono torce viola, sbandierano: "Chi non salta è bianconero". E poi ancora: "Torneremo torneremo, torneremo grandi ancor, torneremo ad esser campioni come nel '56". Arrivano i superstiti dell'impresa. Ci sono Roncaglia, Vecino e il centravanti pallido e con pochi sorrisi: Kalinic. L'uomo venuto dall'Ucraina e che ha mostrato a tutti che il calcio non è solo cosa per ricchi.

Pure lui assediato per strappare un selfie a poche ore dall'alba. Si accende il ciclo di una giornata indimenticabile per Firenze. Le "locandine" hanno solo il viola, spariti temi caldi come la battaglia dei taxisti e pure il voto in Catalogna. Anni fa, la prima Fiorentina dei Della Valle arrivò a Grosseto, dove perse, saltò il tecnico Vierchowod e i tifosi viola furono costretti a passare sotto gli sfottò degli ultrà avversari, una sorta di forca caudina: "Inchinatevi alla capolista". Schiaffi all'orgoglio di tutti. Ma il tempo passa. Quella era la C2.

La Fiorentina è tornata in A, ha giocato e gioca le coppe europee e ha smesso di inchinarsi, anzi, domenica sera ha lasciato San Siro ben eretta sulle spalle. Ma il capolavoro, per tutti, l'ha fatto Paulo Sousa. Un monumento all'orgoglio viola, costruito per altro davanti gli occhi di Diego Della Valle, il talismano della sua stessa squadra. Ogni volta che è andato a trovare la Fiorentina a Milano, alla fine ha sempre sorriso, fin dall'era Delio Rossi, quando in campo c'era una squadra che lottava per non retrocedere.

Delle 13 vittorie a cui ha assistito, dieci sono le gare entrate di diritto nella storia recente del club, compreso il 4-2 alla Juventus. Il domani non importa, conta questa grande soddisfazione. Quell'essere primi, contro tutto e contro tutti.