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Il ritorno di Gomez, “Rombodituono” nordico

Come un sogno interrotto, un volo bloccato dal destino al decollo, rieccolo qui, 4 mesi e 29 giorni dopo, a tentare di riprendere sulle spalle le speranze dei tifosi viola …

Redazione VN

Come un sogno interrotto, un volo bloccato dal destino al decollo, rieccolo qui, 4 mesi e 29 giorni dopo, a tentare di riprendere sulle spalle le speranze dei tifosi viola per condurle oltre i cancelli della logica verso orizzonti nuovi di gioia sportiva. Perchè quest’omone col 33 sulle spalle che stasera riassaporerà l’odore inebriante e verde della partita, è molto più che un centravanti. Un rombodituono dal fragore nordico, avrebbe scritto un maestro come Gianni Brera.

Sì, Mario Gomez è oggi per Firenze l’uomo dei sogni buoni. Il campione Parsifal arrivato da lontano «per combattere contro i Golia nostrani ad armi pari» (Pradè dixit) che si ripresenta dopo un’attesa infinita riempita di dubbi e sofferenza. Perchè il rapporto fra medici e personaggi celebri non sempre è stato a lieto fine. L’oculista JohnTaylor, tanto per citarne uno, nel ’700 usando strumenti non strerilizzati prima rese cieco Bach e poi anche Haendel. La musica se lo ricorda ancora. Nel lungo silenzio che ha accompagnato l’assenza di Gomez, anche qui sottovoce erano germogliati timori grandi. Per fortuna era solo paura scaramantica.

Oggi Mario Gomez torna dunque in campo con la prepotenza dei suoi anni di eroe giovane. Ed è come un romanzo che si dispiega dopo una pausa. E’ Alessandro Manzoni che, 13 anni dopo, riprende in mano le bozze di «Fermo e Lucia» e lo fa diventare il capolavoro dei «Promessi Sposi». E’ Leonardo da Vinci, che tra il 1503 e il 1514, più volte interrompe il suo ritrarre la moglie di Francesco del Giocondo e ogni volta che riparte ne fa una versione più bella (analisi ai raggi X hanno mostrato che ci sono tre versioni della Monna Lisa nascoste sotto quella attuale). Le assenze che creano nuova bellezza, insomma. E’ quello che i fiorentini si augurano possa succedere anche a questo centravanti dagli occhi di fucina, nutriti di fiamma e d’oli minerali, avidi d’orizzonti e di prede siderali, come avrebbe cantato stavolta Marinetti, che non è un giornalista né un cantante in gara a Sanremo ma un poeta futurista.

Per questo, quando stasera sbucherà dal tunnel con quel volto scolpito da eroe d’Olimpia in posa per una pellicola di Leni Riefenstahl, Firenze proverà un tufffo al cuore. L’emozione di riavere al suo fianco un campione venuto via dalla Germania per intercettare nuovi sogni di gloria sotto il Cielo di Toscana. Magari non ci riuscirà da subito, ma che importa. Quelli come «Il Torero» non sono bomber attenti al momento ma alla storia. Ed è su questa che Firenze ha voglia di scrivere pagine immortali. Nella speranza che già da stasera con l’Inter sia letteratura e non cronaca da rotocalco.

Stefano Cecchi - La Nazione