«Dopo tanti anni in giro per l’Italia e per il mondo, a Firenze voglio arrivare a conquistare le mie cose più importanti». Appena arrivato a Firenze, alla fine del mercato di riparazione della scorsa stagione, Ruben Olivera disse parole importanti, di lui si diceva un gran bene, si sperava che lui (o meglio, anche lui) potesse dare all’abulica Fiorentina presa in mano da Delio Rossi una spinta importante. La spinta, anzi, una vera e propria gomitata, Olivera la dette quasi subito a Diamanti (5’ della ripresa di Bologna-Fiorentina del 21 febbraio 2012) lasciando la squadra in dieci ed entrando nella lista nera dei tifosi viola. Una lista (assai affollata, in verità, lo scorso anno) dalla quale è uscito per finire nell’oblìo.
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Il nuovo Olivera, scommessa vinta da Montella
La crescita di un giocatore che sembrava essersi perso
Tanto che, sebbene fosse stato provato con successo in quel ruolo da Montella già nel ritiro di Moena, quando domenica scorsa contro il Bologna (guarda caso...) è stato schierato al posto di Pizarro, i tifosi più distratti si sono meravigliati di vederlo ancora in viola. E, invece, quasi a chiudere una fase nera cominciata a Bologna, nella sfida interna con i rossoblù, l’uruguagio ha sfoderato una prestazione ordinata, efficace, dinamica. Insomma, al “Franchi” in tanti si stropicciavano gli occhi commentando come sembrasse davvero un altro giocatore rispetto al campionato precedente.
Così, occorre distribuire un po’ di meriti. Alla società che l’ha tenuto e non l’ha inserito nella ista di giocatori mandati via nella rivoluzione estiva. Certamente, grande merito va a Montella che dimostra di saper valorizzare e rimotivare anche giocatori che si sono persi. E, inevitabilmente, grande merito va allo stesso Olivera. Ha lavorato bene, si è fatto trovare pronto e sarà certamente utile alla causa viola. Purché quella folle gomitata sia davvero archiviata.
La Nazione
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