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Il nuovo che avanza

L’articolo di Benedetto Ferrara

Redazione VN

C’era una volta un mondo fantastico dove spendere non era mai un problema e dove prendere un allenatore voleva dire tirar fuori una paccata di milioni per uno che poi ti obbligava a tirar fuori altre paccate di milioni per comprare i giocatori giusti per lui e se non lo facevi quello si innervosiva pure come una suocera acida. Che tempi, sembra ieri, e infatti più o meno è così. Quel mondo si chiamava Inter. E quella Inter non esiste più, anche se alcune facce sono sempre quelle e magari anche parecchio invecchiate. Ma Moratti ha smesso di buttare via soldi. D’altra parte un triplete lo ha messo insieme, ora si tratta di tirare a campare con una certa dignità, magari tornando in Champions. Ma basta coi Mancini e i Mourinho. Ormai certe facce se ne stanno alla larga dal-l’Italia. Chi mai se le potrebbe più permettere? E poi, quando capisci che se togli uno zero da un assegno comunque stai a galla lo stesso magari ci prendi anche gusto e diventi all’improvviso un poco credibile moralista del risparmio.

Segno dei tempi: quindi largo alla next generation, a Stramaccioni, ai 700 milioni l’anno di stipendio, un vero low cost per casa Inter, un “gggiovane” che ha fatto bingo “rubando” il posto a Ranieri, proprio come aveva fatto Montella, che alla Roma aveva fatto la stessa cosa con lo stesso allenatore, tra l’altro passando avanti proprio a Strama mister Bean, che a Roma allenava gli allievi (Montella i giovanissimi) e ci restò male quasi malissimo.

Sì, certo, Vincenzo l’aeroplanino era suo amico, ma lui per un attimo si era illuso davvero. Che colpo al cuore per il rampante bravo ragazzo romano de Roma. Poi però il mondo gira. E Montella deve salutare la capitale per via del progettone Luis Enrique. Spanish bombs. Cioè, insomma, via. Fortuna del Catania. E poi della Fiorentina, che sceglie lui dopo aver pensato a Ranieri (sempre in mezzo). Ma nel frattempo l’effetto Claudio colpisce ancora e grazie a lui (che salta), Stramaccioni diventa allenatore del-l’Inter. Un gratta e vinci milionario per il laureato giovane (classe ’76) educato e pignolo che inizia la sua avventura con modi molto friendly per poi irrigidirsi sotto una pressione che neanche nella Legione straniera. Però i giovani vanno di moda.

Trentenni cugini di Renzi l’ex rottamatore e fratelli minori di Guardiola il fenomeno: quello bravo, vincente, elegante e politicamente corretto. Ma Stramaccioni deve imparare. Di lui dicono che sia un perfezionista, ma anche uno convinto di essere un mezzo genio. Il che, a occhio, è tutto da dimostrare. Montella, invece, non ha l’aria del saputello, ma è chiaro che per lui le cose sono più semplici: la Fiorentina è cosa sua. Affermare che l’Inter è di Stramaccioni è decisamente arduo. Perché poi un ragazzo deve essere coraggioso e scegliere lo spettacolo. Montella ci sta riuscendo, Strama un po’ meno, tanto che era partito pensando al 4-3-3 e poi ha scalato su un 3-5-2 divertente come un convegno organizzato dall’Udc, visto che in mezzo la lentezza è al potere e gli esterni sono terzini puri. Ma al di là di tutto, compreso il risultato della sfida di stasera a San Siro, c’è da giurare che tra uno Stramaccioni e un Montella in pochi avrebbero dubbi su chi scegliere. Tanto per dire: giovani va bene, ma il certificato di nascita da solo non basta.

Benedetto Ferrara - la Repubblica