Gli arbitri sono come i giocatori: ognuno pensa di essere il migliore. Ecco perché la parola «invidia» è quasi cancellata dal loro vocabolario. Ma ieri, intorno alle 18 e 30, c’è stato un attimo in cui tutti i fischietti italiani avrebbero voluto essere Howard Webb. Accade questo: l’inglese scelto da Pierluigi Collina (designatore Uefa) per bonificare l’euroderby, scende in campo per il riscaldamento. Lo speaker lo presenta come «uno dei direttori di gara più bravi al mondo». E lo stadio viene giù, riservando all’ex poliziotto una ovazione degna di un gol. Ecco, di solito nel nostro campionato le urla rivolte agli arbitri sono di altro tenore. Urla replicate e amplificate dai 22 calciatori, sempre pronti a contestare ogni decisione, persino un fallo laterale. E invece a Webb riesce un doppio miracolo: incassa gli applausi dai tifosi, mentre lui silenzia le due squadre. Nessuna protesta, nessun gesto fuori posto. Solo Neto, dopo essersi preso una scarpata in testa da Tevez (ammonito perché giudicata a ragione involontaria) nel crepuscolo della sfida, rompe l’incantesimo, beccandosi un giallo. Webb esce vincitore dal Franchi, nonostante una sua tripla scelta abbia deciso la qualificazione, forse quanto la punizione al bacio di Pirlo. Al minuto 23 della ripresa: punizione per fallo su Llorente (giusto), secondo giallo a Rodriguez (giusto) e soprattutto barriera riportata a distanza regolamentare (arigiusto). Pirlo ha ringraziato e...
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Il “miracolo” di Webb: rispetto e persino applausi
Gli arbitri sono come i giocatori: ognuno pensa di essere il migliore. Ecco perché la parola «invidia» è quasi cancellata dal loro vocabolario. Ma ieri, intorno alle 18 e 30, …
Francesco Ceniti - La Gazzetta dello Sport
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