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Il lungo addio di Montolivo Così lontano dai campioni

I precedenti: da Batistuta a Galli, passando per De Sisti e Passarella

Redazione VN

Mai visto a Firenze un divorzio così lungo come quello tra Montolivo e la maglia viola. Un vero e proprio stillicidio. C'erano stati in passato casi di giocatori importanti che avevano vissuto da separati in casa, ma nessuno aveva toccato un anno di convivenza forzata. I problemi erano facilmente preventivabili fin dal 22 maggio scorso, quando l'allora capitano disse che non avrebbe rinnovato, innescando così una spirale di polemiche che ogni prova incolore del centrocampista azzurro ha contribuito a riattizzare.

A fine campionato il giocatore racconterà la sua verità, che comunque non inciderà sulla valutazione della sua annata. Montolivo non è stato certo all'altezza di alcuni suoi illustri predecessori, che finirono il loro matrimonio con la Fiorentina in ben altro modo. Basta pensare a Giancarlo De Sisti, che nel gennaio 1974 decise che a Firenze con Radice non poteva più stare e così chiese alla società di tornare dopo nove anni a Roma. Giocò gli ultimi mesi sapendo già di dover partire, lui che era stato il capitano e la bandiera della squadra del secondo scudetto, e le sue prestazioni non risentirono minimamente delle difficoltà psicologiche che stava vivendo. Poi a maggio la Fiorentina decise di fare a meno di Radice e di chiamare Nereo Rocco, che adorava calcisticamente De Sisti e che non voleva farlo partire. Picchio traballò per qualche giorno, ma alla fine partì lo stesso per la capitale.

Se ne andarono invece per fare cassa nel 1986 Massaro e Galli, oltre a Passarella, a fine contratto. A marzo era già tutto fatto e quasi ufficiale, la Fiorentina era in lotta per l'Uefa proprio contro il Milan e l'Inter, cioè le prossime squadre dei tre pezzi da novanta viola. Il loro rendimento rimase lo stesso altissimo e il finale fu addirittura esemplare, nell'ultima giornata a Pisa. Una doppietta di Passarella e le grandi parate di Galli portarono la formazione di Agroppi in Europa a discapito del Milan in cui il portiere avrebbe poi giocato con Massaro. Le lacrime di Galli all'uscita dal campo per l'addio alla maglia viola andrebbero mostrate a molti dei giocatori di oggi.

Anche Batistuta pianse, nel maggio del 2000, ma dopo aver segnato il terzo gol contro il Venezia, la rete che gli permetteva di superare Hamrin per il primato assoluto nella classifica cannonieri. Aveva appena trascinato la Fiorentina al settimo posto, e dunque in Uefa, e sapeva da tre mesi di andarsene alla Roma. Ciò nonostante continuò a segnare come se non fosse successo niente, dopo nove stagioni che resteranno nella storia. Quello di Montolivo è invece un finale triste, anzi è stato un intero campionato triste, anonimo. Non è certo solo colpa sua se la Fiorentina si è trovata a vivere questa stagione così difficile, ma era doveroso chiedergli qualcosa in più per questo lunghissimo passo d'addio.

David Guetta - Corriere Fiorentino