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Il figlio di Julinho: “Qui mio padre è diventato un eroe”

«Mi ha emozionato e fatto molto piacere trovare gli amici all’aeroporto, ma certo qui davanti al Duomo mi commuovo pensando a mio padre e a mia madre, a questa splendida città …

Redazione VN

«Mi ha emozionato e fatto molto piacere trovare gli amici all’aeroporto, ma certo qui davanti al Duomo mi commuovo pensando a mio padre e a mia madre, a questa splendida città dove hanno vissuto». Carlos Botelho, il figlio del grande Julio Botelho, ovvero Julinho, si ferma davanti alla cattedrale di Santa Maria del Fiore: lui e la moglie Graziella restano a bocca aperta nella loro prima mattinata fiorentina, un misto di commozione e Sindrome di Stendhal. Carlos Botelho (che a Firenze era già stato col padre nel 1992) è qui per mostrare alla moglie Graziella, alla figlia Beatriz e a un gruppo di amici e parenti la città dove suo padre è diventato un eroe, conquistando con i viola il primo scudetto nel ’55/’56 e facendo innamorare Firenze con i suoi dribbling.

A sua volta, però, Julinho (che viveva in via Pietro Tacca) si innamorò di Firenze: «Mio padre mi parlava spesso di Firenze, degli amici che aveva. Mi parlava con nostalgia degli amici, di Firenze e della Fiorentina», ricorda Carlos nel suo italiano-portoghese. In fondo, Julinho è stato protagonista di una “saudade” alla rovescia: «Quando ero in Italia — raccontava la straordinaria ala destra brasiliana — soffrivo per la nostalgia della mia famiglia e di Penha (il quartiere di San Paolo dove era nato e dove tutt’ora vivono i figli, ndr). Quando sono tornato in Brasile soffrivo per la nostalgia degli amici che avevo a Firenze».

Carlos assapora Firenze con lunghi respiri, gli occhi luminosi e un po’ lucidi: «Questa città ha sempre trattato mio padre con molto affetto. Qui ha passato tre anni stupendi con mia madre. E ora ho voglia di mangiare una bistecca alla fiorentina, mia madre mi raccontava che era molto “saporosa”». (...) Le emozioni si susseguono, Carlos se le vive tutte. Anche lo smarrimento dei bagagli tra un volo e l’altro diventa l’occasione (trovandosi senza altri vestiti) per girare la città con la maglia viola regalatagli da un amico, la maglia della Fiorentina di oggi con il numero 7 e il nome di Julinho. Allo stadio incontra il tecnico Montella, l’ad della Fiorentina, Sandro Mencucci (con il quale parla del progetto di una collaborazione tra Fiorentina e una squadra di San Paolo), poi entra in campo e si fa le foto con la famiglia.

A “Giglio Amico”, invece, rivede tanti amici del padre, compagni di squadra come Sarti, Orzan e Magnini. E quando sullo schermo scorrono le immagini di Julinho a Firenze la commozione di tutti è evidente e Graziella fatica a trattenere le lacrime. Sì, quella tra Julinho e Firenze è proprio una lunga, bella, affascinante storia d’amore.

La Nazione