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Il cognato di Rossi: “Voleva recuperare Ljajic”

Colpa dell’erba bagnata: una scivolata e via, ti ritrovi addosso a un calciatore-ragazzino che continua ad offenderti, un po’ in italiano e un po’ in serbo. Poi succede quello che …

Redazione VN

Colpa dell'erba bagnata: una scivolata e via, ti ritrovi addosso a un calciatore-ragazzino che continua ad offenderti, un po' in italiano e un po' in serbo. Poi succede quello che tutti hanno visto e rivisto, ma se Delio Rossi fosse rimasto in piedi, forse ci sarebbe stato un altro epilogo per questa storiaccia e la Fiorentina non dovrebbe cercare un altro allenatore. Forse. L'interpretazione è di Rino Palmieri, il cognato dell'ex tecnico viola, giornalista e volto molto popolare di Telenorba. «Se non gli fosse finito addosso, si sarebbe fermato — afferma, sicuro — invece si è ritrovato a tu per tu, l'altro ha continuato ad offenderlo e Delio è partito. Un gesto deprecabile e da condannare assolutamente, ma era come se gli fosse caduto un velo sugli occhi e comunque le offese erano davvero molto gravi. Delio è uno che non riesce a dare un calcio neanche ad un animale che lo sta aggredendo».

Le offese riguardavano la famiglia (circostanza però smentita dall'entourage di Ljajic), di cui lo stesso Palmieri in qualche modo fa parte. «Già, guai a toccargliela perché diventa davvero un'altra persona. E pensare che fino a quella sera aveva sempre difeso Ljajic: lo avevo sentito dopo il rigore sbagliato contro l'Inter e Delio aveva minimizzato, preferendo attribuire grandi meriti a Julio Cesar. Lo voleva recuperare, gli aveva dato più volte fiducia e si è sentito tradito. Contro il Novara Ljajic si è disinteressato di quanto gli era stato detto di fare e, in una partita decisiva per la salvezza, passeggiava in campo invece di correre».

Ma come sta ora Delio Rossi? «È molto scosso e dispiaciuto, si vergogna di quello che ha fatto. Delio è una persona perbene, mai sentito che parlasse male di qualcuno, che spettegolasse alle spalle di un conoscente. Lui viveva per la Fiorentina, era totalmente immerso nel lavoro di recupero di una situazione che ogni giorno presentava un problema diverso. Qualche volta con mia sorella lo prendevamo in giro, dicendo che aveva bisogno delle giornate di 40 ore per fare tutto quello che aveva in mente per i colori viola».

Cosa le raccontava della società? «Era preoccupato perché tutto sembrava andare storto. Dei Della Valle mi ha sempre parlato benissimo, forse involontariamente da quando Corvino non si è più fatto vedere e poi è stato mandato via è come se avesse avuto meno sostegno. Ma era convinto di farcela a salvare la squadra e gli è molto dispiaciuto andare via così, ad un passo dalla meta. É stato molto contento della vittoria di Lecce perché rimane ancora adesso attaccatissimo alla Fiorentina».

David Guetta - Corriere Fiorentino