C’ERA un modo solo per vendicare Cuadrado: questo. C’era un modo solo per urlare che la Fiorentina è una grande società, una grande squadra con grandi ambizioni: questo. La Fiorentina doveva mostrare i muscoli e l’ha fatto con il sorriso e la tranquillità dei giganti. La vittoria sul Milan ha il profumo dell’impresa, regala a piene mani la sensazione sempre più intensa che questo gruppo sia destinato nel breve a fare cose sempre più grandi. E’ difficile vedere una squadra giocare a San Siro con la stessa naturalezza e la serenità mostrate della Fiorentina: solo i forti sanno coniugare quantità e qualità. Passare da un palleggio continuo e sopraffino alla capacità fino ad oggi sconosciuta di difendersi con rabbia, ordine e organizzazione è un grande segnale di crescita. Dietro c’è un grande lavoro progettato dalla società e messo in pratica da uomini scelti bene. Uomini e non solo tecnici o giocatori. E non era facile. Non era facile uscire dalla notte di Cuadrado, dall’ingiustia, dalla sopraffazione, dalla miopia di un calcio che condanna gli innocenti e assolve i colpevoli. C’era il rischio di ripiegarsi su sè stessi, di piangersi addosso come è successo troppe volte un passato. Certi alibi sono facili. Certe frustrazioni si pagano. E invece la Fiorentina questa partita l’ha vinta prima di giocarla, con la fermezza di Andrea Della Valle nel cercare rabbiosamente di prendere a spallate il calcio dei potentati, con la tranquillità di Montella che ha saputo tenere la squadra fuori dalla bufera. Dalle situazioni negative bisogna uscirne più forti, lo diceva anche Nietszhe, ma questo è un particolare. La Fiorentina ce l’ha fatta, oggi è più forte anche del destino che oltre a Gomez, Ilicic e Cuadrado, nelle ultime ore aveva messo ko anche Pizarro, Mati, Bakic e di nuovo Ambrosini. Alla fine anche delle assenze non si è ricordato nessuno. E qui esaltiamo Montella, tecnico raffinato nella gestione degli uomini e delle tattiche. Ha fatto giocare Matos (20 anni) invece dello scontato Joaquin e ha vinto lui: Matos è pronto. Così, responsabilizzandoli, si fanno crescere i giovani. Ha recuperato Vargas. Ha sostituito Ambrosini con Vecino e nulla è cambiato. Significa che la squadra gioca a memoria, lo seguono i titolarissimi, ma anche i turnoveristi: un capolavoro. Ora, se permettete, senza voler abusare di un trionfo, abbiamo tre dediche personali da fare. La prima a Mazzoleni. Ha arbitrato benissimo e non era facile. Complimenti. Gli arbitri buoni (se vogliono) ci sono. La seconda e la terza a Borja Valero e Gonzalo: grandi giocatori e grandi uomini. Clonateli.
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Il capolavoro di Montella: gioco e carattere da grande
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ENZO BUCCHIONI - LA NAZIONE
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