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I polacchi su Kuba: «Si sentirà a casa»

La presidente dell’associazione Italia-Polonia: cucineremo per lui. Don Kamil: un onore averlo qui

Redazione VN

«Prima di tutto una cosa: si scrive Blaszczykowski ma si dice B-u-a-t-c-i-k-o-f-s-i. Non è difficile, ci provi». Lezione di polacco numero uno: «la pronuncia». A cura della presidente dell’Associazione Italo-Polacca della Toscana Maria Gratkowska-Scarlini. Già sapere il nome preciso è un buon punto di partenza. Ma Kuba rimane comunque più facile. E Kuba sia. Il permesso viene accordato immediatamente, anche perché Maria inizia a mostrare orgogliosa medaglie e articoli di giornali. Tutte con la faccia del giocatore viola in primo piano. «Perché se c’è qualcosa che accomuna polacchi e italiani è l’amore per il calcio. Anche per noi i problemi della vita passano in secondo piano quando vince la squadra del cuore».

Forse anche per questo Maria non ha avuto problemi ad ambientarsi a Sesto Fiorentino, dove è arrivata negli anni ‘60 per amore e per amore di uno sport, la pallavolo, che le ha permesso di arrivare fino alla Nazionale. Oggi guida un’associazione di 150 soci, tra i quali spera di avere presto anche il giocatore della Fiorentina. «Per noi è un esempio di vita, sto già pensando di organizzare una cena con lui nella nostra sede. Il menù è pronto: Barszcz Czerwony, una specie di tortelli, per farlo sentire a casa e bistecca alla Fiorentina». E poi c’è la birra, quella che «Karol Paszkowski ha iniziato a vendere alla fine dell’Ottocento proprio in Piazza della Repubblica», ricorda con orgoglio Maria frequentatrice del locale che ancora oggi porta la Polonia nell’insegna.

Ci passerà anche Kuba, che nei prossimi giorni cercherà anche una nuova parrocchia. In patria è stato testimonial con Lewandowski della campagna «Non mi vergogno di Gesù», seguita in Italia da Don Kamil Pozorski, prete e insegnante nelle scuole salesiane di Firenze. Anche lui esibisce un trofeo, sotto forma di tessera. Rigorosamente viola: «Sono abbonato allo stadio Franchi da cinque anni, quando è arrivato Kuba ho girato mezza città per incontrarlo. Ma non ci sono riuscito. Il giorno dopo, però, ho celebrato una messa a Santa Felicita con una benedizione per lui e per il suo ginocchio».

Una «cura» alternativa, niente di più. Per un calciatore diventato un eroe in Patria grazie soprattutto a quello che ha fatto nel giugno 2012, quando davanti a Kamil ha realizzato il gol più bello e importante della sua carriera. Il pareggio contro la Russia. «Ho anticipato un consiglio docenti per vedere dal vivo quella partita con i miei amici». Gli stessi che Don Kamil ospiterà il 22 ottobre a Firenze, in occasione di Lech Poznan-Fiorentina: «Sarà una festa per la Polonia, un milione di telespettatori a casa e Kuba in campo. Sogno una vittoria nostra con un suo gol decisivo». E a proposito di campo, il prete-professore-tifoso si rivela anche allenatore. E direttore sportivo: «Mi piacerebbe che Sousa lo mettesse titolare nel 4-4-2 a destra. Lui sa anche difendere ma dovrebbe stare vicino alla porta. A Pradè consiglio Grosicky del Rennes e Wilczek del Carpi. Li seguo da tempo, sarebbero perfetti per la Fiorentina». E infatti i nomi dei due sono scritti sulla sua agenda, che riporta tutti gli impegni aggiornati della squadra viola. «Sa, non è facile per me organizzarmi il fine settimana, la domenica ho un impegno». Allo stadio, ovviamente.

Corriere Fiorentino