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Hamrin e Orlando, che gioie col Cagliari

Chiusura con il Cagliari. Verrebbe da dire «finalmente», ma l’avverbio è troppo breve, e allora ricorriamo a un altrettanto spontraneo «non se ne poteva più». Meglio ricordare in due parole …

Redazione VN

Chiusura con il Cagliari. Verrebbe da dire «finalmente», ma l’avverbio è troppo breve, e allora ricorriamo a un altrettanto spontraneo «non se ne poteva più». Meglio ricordare in due parole il secondo scudetto della Fiorentina e il primo del Cagliari, l’anno dopo, con il terzino Eraldo Mancin di Porto Tolle che li vinse di qua e di là.

 

Ricordali significa ripensare a Manlio Scopigno, sempre con un libro sotto il braccio e a Bruno Pesaola, con due pacchetti di sigarette in tasca. Con loro, ecco Gigi Riva, Albertosi, Rizzo e tutti gli altri, usciti dal vecchio stadio Amsicora ed entrati in quello nuovo, il Sant’Elia, davanti al mare. Non era l’epoca della pietra, ma non dovrebbe mancarci molto.

 

Un primo contatto tra i sardi e i viola risale al 1964, quando la Fiorentina di Guarenacci, Marchesi, Hamrin, Orlando, Braglia e Morrone segnò due reti al Cagliari di Colombo, Tiddia, Cera, Rozzo, Gallardo, Greatti, Riva. Uno dei due gol fu di Orlando, capocannoniere, con 17 reti in 32 partite. Da non confondere naturalmente con il successivo Massimo Orlando da San Donà di Piave.

Due a zero, si è detto. La seconda rete? Di un tale chiamato Hamrin, di modesta carriera: 290 presenze in viola e appena 150 reti. Bravo uomo, ma evidentemente non era nato per il calcio (in realtà Hamrin, con la maglia viola, ha segnato 209 reti in gare ufficiali, ndr)

Giampiero Masieri - la Nazione