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Guida alla rinascita viola, nella città ‘diversa’

Serve un’operazione rivoluzionaria. L’articolo di Benedetto Ferrara

Redazione VN

Il fatto è che Firenze è un´altra storia. La puoi amare o odiare, la puoi ammirare incantato come un bimbo o contarne i difetti uno a uno che non ti bastano sei mani, ma resta comunque sempre un´altra storia. Orgoglio. Una roba quasi violenta. Miscela di ironia, leggerezza e acido peso. Una cosa tutta nostra, come la parlata poetico-comico-surreale che scivola via che pare unta. Firenze è un´altra categoria del pensiero, ballata romantica e rockaccio velenoso come il pettegolezzo che allaga strade e bocche pronte a sparare col silenziatore improbabili sentito dire. Beh, se tutto questo è cosa nota e arcinota forse vale la pena ripensarci in queste ore immaginando una nuova Fiorentina, quel qualcosa che dovrebbe uscir fuori da due anni di autolesionismo duro e puro. Perché una squadra rappresenta l´anima della sua gente, il suo modo di pensare, di immaginare se stessa e di sbattersi davanti agli occhi del mondo.

Vedi il Real e pensi al polveroso potere politico, vedi il Barcellona e trovi la risposta della Catalogna autonomista e del suo mix di razionalità europea e originalità assoluta come l´architettura impazzita di Gaudì. Così come la Juve col suo bianco e nero ti racconta l´assolutismo industriale dei tempi andati, l´arroganza di chi detta le regole. Le squadre hanno un karma prepotente che non smetterà mai di manifestarsi nel gioco e negli uomini. Basta pensare ai baschi e a quel senso di appartenenza tipico di chi ci tiene a ribadire con forza la sua identità. Firenze non vive certo di tendenze separatiste. E la storia italiana non è quella spagnola. Eppure, nel suo sentimento, qui respiriamo da sempre questo fortissimo desiderio di smarcarsi dall´ovvio e dal prestampato.

Tanto più adesso, in un mondo, quello del calcio omologato, dove quasi tutto sembra già deciso, dove le tv ti invitano a giocare per tenere vivo un sistema che per esistere ha bisogno anche di simpatiche comparse, più o meno ambizione a seconda dei periodi. Certo, i ricchi e potenti sono ricchi e potenti da sempre. Solo che ora o guardi la mecca sperando nello sceicco o preghi per un magnate russo la cui giovane fidanzata top model abbia deciso di vivere sulle colline sopra il piazzale, oppure alzi le braccia e ti arrendi. Perché il resto non c´è.

E allora? Allora servirebbe una grande operazione rivoluzionaria. Una strategia di marketing dal volto umano. Iniziando a chiedersi: cosa deve essere la Fiorentina? La prima risposta: una squadra diversa. Cioè? Cioè un luogo del calcio dove chi indossa quella maglia non vorrebbe levarsela mai più. Retorica? No, e perché? Dirlo senza crederci è retorico. Mostrarlo sul campo è solo qualcosa di meraviglioso. Se non puoi lottare per lo scudetto devi lottare per conquistare il rispetto di tutti. Per la tua forza mentale, il tuo gioco fantasioso, i tuoi tifosi che indossano la maglietta della squadra (tradizione da noi quasi sparita), la tv che parla di te perché costruisci sogni e alimenti l´invidia di chi non sa essere come te Entusiasmo. Ecco. Un calcio sorridente. Vivo. Contagioso. E a chi risponde con cinismo che conta solo vincere uno può sempre rispondere che vincere deve essere un obiettivo, ma per farlo oltre agli investimenti, alla fantasia e all´organizzazione serve anche che monti la forza di un´idea che devi avere molto chiara in testa fin da quando riparti per un viaggio, come ci auguriamo che accada presto alla Fiorentina, unico esempio di squadra lontana dai potenti capace nel tempo di attrarre e sfornare giocatori speciali, come speciale è quella maglia. Che è davvero un´altra storia, come la città che rappresenta.

Benedetto Ferrara - La Repubblica