Perché poi, nonostante abbia respirato in pieno l’atmosfera post dopo-guerra raccontata da chi vicino a me aveva vissuto gli orrori del nazismo, non è che abbia mai avuto un odio particolare verso i tedeschi. E neanche sapevo cosa era successo nell’albergo del ritiro viola nella notte tra sabato e domenica, quando Effenberg - scrive David Guetta sul Corriere Fiorentino - mise a segno una splendida doppietta, però tra le lenzuola e non purtroppo sul campo. Il fatto è che a Bergamo in quel giorno di primavera del 1993 la paura della B già si tagliava a fette e quindi bisognava sperare che tutti dessero… tutto, e che magari qualche congiunzione astrale ci salvasse da un disastro che solo ad immaginarlo pochi mesi prima saremmo stati presi per pazzi. Ma soprattutto c’era lui, Stefan Effenberg, nazionale tedesco, che stava giocando una partita terrificante, con una supponenza che avrebbe fatto impallidire il migliore (o peggiore, dipende dai punti di vista) Morfeo, cioè quanto di più irritante si sia visto a Firenze nel dopoguerra. Sull’uno a uno Stefanuccio nostro ha la palla gol per regalare alla Fiorentina la vittoria-salvezza, ma la ciabatta ignobilmente e a quel punto non reggo più ed esplodo: «Me lo mangerei vivo questo tedesco!». Espressione colorita, che però rendeva bene l’idea. Frase che piacque molto a diversi tifosi che aspettarono il pullman di ritorno da Bergamo e che, pur senza passare al cannibalismo, fecero capire ad Effenberg di non poterne veramente più.
stampa
Quando Effenberg sbagliò il gol salvezza con l’Atalanta
Era la primavera del 1993 e per la Fiorentina si stavano aprendo le porte della Serie B
© RIPRODUZIONE RISERVATA