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Guetta scrive: “In auto a Rapallo, poi col pullman in incognito. Marassi, che paura”

La storica voce viola ricorda un vecchio Genoa-Fiorentina

Redazione VN

Ci andiamo o non ci andiamo? Ci andiamo. La meta - scrive David Guetta sul Corriere Fiorentino - era Genova, nella gara di ritorno di quella maledetta partita del novembre 1981 in cui stava per morire Antognoni. Erano davvero altri tempi, in tutti i sensi, e quel momento così drammatico scatenò una battaglia fuori dallo stadio che non poteva non avere conseguenze qualche mese più tardi. «Non venite», era stato l’invito dei tifosi del Genoa, non proprio i più tranquilli d’Italia e con diversi conti da saldare con la Fiesole. Era il primo anno di trasferte, ancora senza radiocronache, e le avevo fatte tutte, scoprendo un mondo che mi avrebbe poi accompagnato a lungo. Di non partire non se ne parlava nemmeno, bisognava però vedere come. Treno no, perché dalle parti della stazione erano annunciati degli agguati, meglio dunque la macchina. Il problema era dove lasciarla e come arrivare poi a Marassi senza farsi scoprire. Scegliemmo la soluzione più prudente: Rapallo, ad «appena» una quarantina di chilometri dallo stadio, là dove l’auto targata Firenze avrebbe potuto essere scambiata con quella di un turista. Montammo sull’autobus in silenzio, parlando a gesti per non farci riconoscere e dopo un’ora abbondante arrivammo nei pressi di uno stadio che sembrava un fortino militare, tanta era la polizia schierata dentro e fuori dai cancelli. La partita finì zero a zero, così come a reti, per fortuna, inviolate cominciò il nostro viaggio di ritorno verso Firenze, mai così dolce per tutti.