Non dovremmo finire mai di ringraziarlo, non è tanto per quello che ha fatto in campo, dove comunque uno scudetto conquistato anche con i suoi gol basta e avanza per collocarlo nell'Olimpo viola, ma piuttosto - scrive David Guetta sul Corriere Fiorentino - per ciò che ha dato quando ha smesso di giocare, con una coerenza rara nel mondo del calcio. Perché quando nell'estate 1972 lo vendettero al Milan per una cifra all'epoca pazzesca, Luciano Chiarugi quasi andò in depressione e dimagrì cinque chili. Ha girato l'Italia calcistica, ma il cuore è sempre rimasto a Firenze. Gli hanno voluto bene a Milano, Napoli e Bologna, per lui però contava solo una maglia e lo ha dimostrato diventando un vero e proprio riservista viola. Abbiamo uno, cinque, dieci problemi da risolvere. Chiamiamo Chiarugi, che problema c'è? Così è andata nel 1993 quando saltò Agroppi e nel 2001 quando non si capiva bene se a Mancini davano la deroga per allenare. Il meglio (o il peggio, dipende dai punti di vista) doveva arrivare più tardi, quando gli toccò accompagnare la Fiorentina della vergogna attraverso l'ignobile retrocessione al penultimo posto. Quelli perdevano senza pudore, correndo poco e allenandosi ancora meno in mezzo al caos societario e a metterci la faccia era sempre lui, Luciano Chiarugi da Ponsacco. Straordinario con i giovani, ne ha lanciati, tantissimi, è stato ingiustamente dimenticato ad ogni rivoluzione viola più o meno recente, con l'aggiunta di qualche dispetto in anni non troppo lontani. Ma lui niente, inossidabile nel suo amore per quella squadra che lo folgorò da bambino: un amore antico e ubriacante, almeno quanto i suoi dribbling che hanno scritto pagine meravigliose della storia viola.
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Guetta scrive: Chiarugi, l’uomo che risolveva problemi
Ha girato l'Italia calcistica, ma il cuore è sempre rimasto a Firenze. Gli hanno voluto bene a Milano, Napoli e Bologna, per lui però contava solo una maglia e lo ha dimostrato diventando un vero e proprio riservista viola
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