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Guerini, 10 mesi in trincea: “Che emozioni quell’abbraccio”

“Non ero più abituato alla panchina. Marchionni regista? Si è divertito”

Redazione VN

Gli sono arrivati settanta messaggi, roba da riempire una cantina più che la memoria del cellulare. Il giorno dopo Guerini trova un ingorgo di parole nel telefono, è accanto alla moglie e scherza rischiando probabilmente una legnata in diretta: «Ma ci pensate, settanta messaggi! Magari fossero stati di donne».

E invece no: tutti amici, ex giocatori e vecchi compagni viola degli anni Settanta. Così, a memoria e in ordine sparso: De Sisti, Roggi, Merlo, Speggiorin, Prestanti, Rosi, Bruni, Tendi, Della Martira, Lelj, più quelli dell’Ancona e delle altre squadre, parecchie, allenate nel corso di 600 panchine...

E’ il giorno della tregua e non c’è più la scocciatura di una salvezza in bilico, l’umiliazione di un futuro da retrocesso. La Fiorentina non dovrà elemosinare un punto al Cagliari, né prepararsi a una domenica di teorica passione. Più che il club manager, Guerini è stato un marine disperso fra le debolezze di una stagione isterica, si è beccato fischi come gli altri, ha affrontato gli insulti il giorno della partenza in pullman per il ritiro di Viareggio dopo lo 0-5 contro la Juve.

Contatto sfiorato, ci sono le foto di un faccia a faccia con gli occhi cattivi e le smorfie separate solo da una cancellata: «E’ chiaro che tutti siamo rimasti coinvolti in questa brutta stagione — ricorda ora Guerini — e non sfuggo alle mie responsabilità. So che per come è andata sono stato trattato anche troppo bene dai tifosi... Ma quella volta reagii di brutto, sono abituato a pagare e a metterci la faccia se la responsabilità è mia, per cose che ho fatto io, non accetto insulti gratuiti. E poi sono sempre stato un fumino, anche in panchina».

A proposito di panchina, al telefono la voce di Guerini ha la morbidezza roca di chi ha maltrattato le corde vocali. «Ho urlato troppo, non ci ero più abituato», dice lui, a sei giorni dalla prossima (e ultima) partita da allenatore. Cosa gli è piaciuto di più a Lecce? Facciamo una classifica.

«Primo, l’abbraccio di tutti i giocatori. Ma proprio tutti, nessuno escluso. Secondo, le parole che qualcuno mi ha detto nell’orecchio, i piccoli sfoghi, ringraziamenti. E non mi dovevano niente, pensate... Forse hanno capito la mia paura dopo il caso Ljajic-Rossi, avevo detto alla squadra che poteva reagire o lasciarsi travolgere. I ragazzi hanno scelto la prima soluzione, non per merito mio».

Curiosità su Marchionni, che dopo mezz’ora è entrato a fare il regista basso al posto di Behrami. «In quel ruolo non aveva giocato mai», dice Guerini. Beh, complimenti per il coraggio. «Il fatto è che avevo bisogno di un giocatore con esperienza, gli ho chiesto se se la sentiva e mi ha risposto di sì, Alla fine mi ha detto che si è divertito un sacco». Resta solo una partita da giocare, il clima allo stadio non sarà esattamente di festa, Guerini annuncia che la Fiorentina vuole vincere, sarebbe una piccola soddisfazione alla fine di una stagione accidentata. E poi il futuro. «Con la Fiorentina ci siamo presi una stagione per conoscerci, io sono qua». Breve squillo in sottofondo. E’ il messaggio numero 71.

Angelo Giorgetti - La Nazione