Ci sono giornate memorabili e cazzotti nello stomaco. Ci sono scorrettezze impensabili e rivincite epiche. Ci sono silenzi velenosi e battute fulminanti. E poi visioni differenti. E anche dubbi mai risolti. E non c’è più bisogno di rifare tutte le volte la storia di un’antipatia che galleggia nel mare della storia. O ricordare uno scudetto “rubato”, un fenomeno “rapito” e chissà quante altri momenti arrugginiti dal risentimento. Inutile anche ricordare che a Firenze c’è la Fiorentina e dieci chilometri più in là il cielo inizia a farsi a strisce. Insomma, non è che uno debba per forza ricominciare dal passato remoto o aprire un trattato di sociologia per capire la ragione di tanta antipatia per la Juve. In questo caso basta anche una memoria corta o cortissima. Perché poi questo sentimento è nascosto anche nei dettagli.
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Goleade, sgarri e alta finanza: così si riaccende una rivalità
Le riflessioni di Benedetto Ferrara su Fiorentina e Juventus
«Non parliamo di modello Juventus. Semmai, quando pensiamo al futuro stadio, il nostro modello si chiama Bayern Monaco». Ecco, così parlò Diego Della Valle. E non a caso. Perfino discutendo di uno stadio vengono prese le distanze. D’altra parte anche a Torino hanno sempre una battuta per tutti. «Qualcuno ha fatto credere a Diego Della Valle di essere importante ». Parole recentissime di Delfina Agnelli Rattazzi, nipote dell’avvocato. Schermaglie. D’altra parte Ddv non aveva dipinto con parole dolcissime John Fiat Elkann detto Yaki. Perché poi, in questa infinita rissa via agenzie c’è dentro tanto e molto di più: il caso Rcs, per esempio, e visioni strategiche opposte o diverse. Alta finanza. Roba che con Tomovic e Facundo Roncaglia c’entra poco o nulla.
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