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Gli strani giorni tra Lampard e Larrondo

Primati, trattative e destini incrociati. Il pezzo di Ferrara

Redazione VN

GENNAIO è un mese confuso, quasi come i programmi e le liste elettorali. Si gioca e si tratta. Passi la settimana a discutere di giocatori in arrivo e partenza e poi all’improvviso ti accorgi che ci sarebbe anche una partita da giocare (e spesso anche che i giocatori sono quelli di sempre). Tra argentini fermi a Poggibonsi in attesa di novità e italiani emigrati, rientrati e ripartiti (tipo il grande Pepito, che a breve tornerà), succede che la Fiorentina va a Udine. E a Udine c’è Guidolin, quello col tono grave che quando parla sembra che ti stia impartendo tre Ave Marie per espiare le tue colpe, soprattutto quella di tifare per la viola. La storia del tecnico e dei suoi incroci umorali con la Fiorentina è nota a tutti. Sembra impossibile incontrare Guidolin e (comunque finisca) uscirne senza l’ennesimo strascico esistenzial-polemico con attacco di gastrite duodenale in omaggio per i più fortunati. Ieri l’allenatore ha detto di non provare nessun risentimemto particolare nei confronti della Fiorentina. E gli crediamo, anche perché al di là del suo rapporto con la maggioranza dei tifosi viola, a cui sta simpatico più o meno come un commento tecnico di Di Livio (scusa Angelino, niente di personale), Guidolin è

un ottimo professionista, anche se a volte sarebbe bello vederlo sorridere un po’ di più. In ogni caso eviteremo di tornare su vecchie storie un po’ noiose e faziose. Ci piace invece ricordare l’inizio del tutto. E parliamo davvero di una vita fa. C’era Ranieri sulla panca della Fiorentina, il grunge che batteva gli ultimi colpi di ali a Seattle, Berlusconi che correva alle elezioni (oddio, già), Naomi Campbell che si presentava in tribuna al Franchi (oggi al suo posto

c’è Eugenio Giani, ma senza tacchi a spillo) e Gabriel Omar che ci faceva godere parecchio.

Beh, fu allora che il tecnico viola, alla vigilia di una sfida col Vicenza, disse che i veneti erano la bestia nera della Fiorentina. Guidolin, allora allenatore biancorosso e campione europeo indoor di sense of humor, vide bene di irrigidirsi. «Non siamo la bestia di nessuno» replicò imbestialito (appunto). Per la serie: quelli che colgono al volo le battute.

Mah.

Però qui c’è da dire altro. Perché questa è stata la settimana del fantasy. Il fatto è che il colpo Rossi ha scatenato l’idea che ora sia tutto possibile, a parte la linea tre della tramvia. Però far navigare il cuore tra Lampard e Larrondo non è così facile. È un po’ come chiedersi: vado in vacanza alle Maldive o prenoto una settimana al Motel di Roncobilaccio, quello proprio a due passi dall’Autogrill e quindi molto più comodo delle

lontanissime isolette infestate da aragoste e zanzare? Beh, senza togliere niente al buon Larrondo (appena firma, se firma, tanti applausi come sempre), la dissociazione mentale è abbastanza evidente. Uno sta a due ore d’aereo, l’altro a mezz’ora di panda. Però al momento sono altrove entrambi. Ci sta che Larrondo aspetti la firma di Lampard. O, soprattutto, viceversa. «I want to play with Larrondo», pare abbia dichiarato Frankie al Sun. A occhio però dovrebbe essere il primo ad arrivare, sul secondo chissà. Però sognare è bello. Se adesso

la sera chiami un amico e gli dici: abbiamo preso Cristiano Ronaldo, lui per un attimo se ne sta in silenzio a fare due calcoli. Prima ti avrebbe mandato a quel paese in tempo reale con la grazia di Facundo. E Di Natale? Già. Anche Montella ha ammesso di averci provato. Nella narrativa locale la storia che Totò vuole tornare subito a Empoli, dove si è costruito una bellissima casa, gira da tempo. Ma visto che la famiglia Di Natale avrà molto tempo per godersi la villa di Empoli, che detta così pare Beverly Hills, ci viene il dubbio che forse i motivi sono altri. Tipo fare un’esperienza diversa in una squadra ambiziosa e divertente. A meno che Totò non debba controllare i lavori: che il parquet venga steso bene e l’idraulico non lo freghi sul preventivo. Che giocatore, però, Di Natale. Ma noi abbiamo Jovetic, oggi alla numero cento in serie A. Forza Jo-Jo. E non stressiamolo col mercato. Che vada o resti ora servono i suoi gol. Vogliamo la Champions, no? Un obiettivo inimmaginabile pochi mesi fa. Come pensare a Moggi candidato al parlamento. Ah già. Come dire: That’s all folks.

Benedetto Ferrara - La Repubblica