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Gli ex viola Orlandini e Roggi ricordano Cruyff: “Ci faceva girare la testa”

I due ex viola marcarono l'olandese a Rotterdam il 20 novembre 1974

Redazione VN

Esordio in azzurro e Johan Cruyff - scrive La Nazione - da marcare dall’altra parte. Andrea Orlandini quel 20 novembre 1974, a Rotterdam, non l’ha mai dimenticato. «Di fronte avevamo i vice-campioni del mondo e almeno per metà gara rimanemmo in partita. Poi, Rocca sentì un fischio, arrivato dalla maratona, e si fermò: Rensenbrink pareggiò e nella ripresa fummo schiacciati nettamente. Segnò Cruyff: doppietta».

Orlandini il «calcio totale« del fenomeno olandese non l’ha mai più dimenticato. «E’ stato l’avversario più forte che abbia mai avuto dalla mia parte: in 280 presenze in A e una trentina nelle coppe internazionali non ho mai più ritrovato uno come lui. Nemmeno Rivera e Mazzola erano come lui in campo». Forsforo e precisione nei piedi, Joahn Cruyff aveva qualcosa in più nella sua testa: «Aveva una visione del gioco incredibile, saltava gli uomini come fossero birilli: è stato uno dei tre più grandi del calcio mondiale, il terzo a pari merito con Di Stefano e dietro solo a Pelé e Maradona». Orlandini poi l’ha ritrovato a Barcellona: «Era durante l’era Pontello. Andai a casa sua per provare a trattare un possibile passaggio di Lineker alla Fiorentina e fu bello ritrovarci lontano dal campo ma sempre dentro il mondo del pallone, il nostro mondo. Poi, di quell’affare non se ne fece niente, servivano troppi soldi».

In quella notte di Rotterdam, in campo, c’era anche Moreno Roggi: «Di quella partita conservo ancora gelosamente la VHS, riversata poi in DVD e regalata all’amico Antognoni perché quello fu il suo debutto in azzurro. Capimmo subito che quella della sua Olanda era un’idea di calcio rivoluzionaria, attaccavano tutti e l’azione ripartiva dal portiere che giocava molto con i piedi. In panchina c’era Bernardini, chiamato a ricostruire la Nazionale nel dopo Valcareggi. Cruyff era il leader di quell’Olanda, tutta la squadra girava attorno a lui. Era rapidissimo, abile di destro, di sinistro, scaltro di testa. Capimmo subito quanto fosse immenso: era l’allenatore in campo. Lo marcava Orlandini e ricordo che cercò di limitare i danni. Eravamo in difficoltà tutti e nessuno poteva far niente per aiutare l’altro: perdemmo 3-1, ma solo perché l’Olanda decise di non infierire».