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Giocatori, allenatori, rivali. Se i Della Valle non ci stanno

L’articolo di David Guetta sul Corriere Fiorentino. Tredici anni di battaglie

Redazione VN

Non solo Salah e Montella: la storia calcistica dei Della Valle è un conflitto continuo. Con il «sistema», con gli allenatori e con i calciatori. Una storia infinita, dunque. Che comincia con Riganò, e lui ci rimase malissimo. Nell’estate del 2002 firmò un triennale da 150.00 euro a stagione con la nuova Fiorentina dei Della Valle, poi divenne il bomber numero uno della C2 e andò a battere cassa. Tutto normale nell’anormale mondo del calcio, qualcosa di incomprensibile per Diego Della Valle, che all’epoca molto si occupava di pallone e molto si alterò. Il risultato fu un no secco, una minaccia di esclusione dalla rosa ed un veloce abbassamento della cresta.

Il problema di fondo dei fratelli marchigiani è che considerano la società viola alla pari di tutte le altre loro aziende che gestiscono con criteri assolutamente estranei al mondo del calcio. Per esempio, i contratti si rispettano, e le parole date pure. Sarebbe molto bello se anche gli altri facessero così, purtroppo non succede quasi mai e così spesso i proprietari della Fiorentina sembrano dei Don Chisciotte che combattono contro i mulini a vento. Come la battaglia sulla mutualità dei diritti televisivi dell’estate del 2004, con le partite al Franchi non trasmesse nei primi due turni di campionato. Poi arrivarono i cattivi pensieri di Zoff ed i cattivi consigli di altri, ma Diego e Andrea, che piano piano cresceva come figura di riferimento, non cambiarono mentalità.

Certo, a volte la coerenza costa un bel po’ di soldi, nel caso specifico di Luca Toni ben 14 milioni di euro, cioè la differenza tra la cessione all’Inter nel 2006 e quella al Bayern nel 2007, ma Ddv aveva dato la sua parola al bomber e così è stato. In quel caso l’arrabbiatura verso le azioni di disturbo nerazzurre fu abbastanza limitata.

Niente al confronto di quanto accadde con Prandelli e la Juventus nella primavera del 2010, con la accuse di cene carbonare con Bettega, un nome che solo a pronunciarlo provoca strane reazioni cutanee nel tifoso viola. Accusato di tradimento, il futuro ct della Nazionale provò a ribattere colpo su colpo, ma venne travolto dell’ira più o meno funesta di Diego. Non male neanche il contenzioso col Milan su Montolivo l’anno successivo, anche se la costola fiorentina dell’entourage del giocatore molto si adoperò per rendere ancora più incandescente la fine del rapporto. E ancora e sempre la Juve, prima con Berbatov nel 2012 e Jovetic nel 2013. Clamoroso fu il dirottamento aereo del condizionabile (dai soldi) attaccante bulgaro, con scalo a Monaco di Baviera e mancata ripartenza per sempre in direzione Peretola. Pradè sta ancora aspettando che Marotta o lo stesso Berbatov rimborsino il biglietto…

Poi arrivarono i prevedibili mal di pancia di Jovetic , con i bianconeri a soffiare sul fuoco per fare abbassare il prezzo e la Fiorentina a urlare che «così non si fa», salvo resistere alle pressioni e vendere il montenegrino al Manchester City per i 30 milioni fissati per il cartellino. Ci si aspettava tuoni e fulmini per Neto , ma in questo caso è stata la stessa dirigenza viola a riconoscere di avere aspettato un po’ troppo, e non si è mai capito bene il perché, prima di puntare decisa sul rinnovo del contratto con il portiere brasiliano, che ha voltato le spalle a tutti.

Ci furono polemiche anche interne nella trattativa che avrebbe potuto portare Ljajic al Milan, solo che improvvisamente arrivò la Roma e non ci furono troppi spargimenti di sangue. Adesso ci risiamo. Agli inizi di giugno il divorzio tempestoso e per certi versi inspiegabile con Montella (anche in questo caso ci potrebbe essere una battaglia legale) e poi il caso Salah . Anche qui pare ci sia di mezzo di nuovo l’Inter che nel frattempo ha cambiato proprietario ma evidentemente non il «vizietto». Alla fine comunque non si scappa: Juve, Milan, Inter, sempre loro, il potere del calcio italiano a cui i Della Valle non vogliono piegarsi. Alla fine, pensandoci bene, è il tratto caratteriale, uno dei pochi, che maggiormente li accomuna ai fiorentini: contro tutto e tutti, anche a costo di farsi (molto) male.

David Guetta - Corriere Fiorentino