stampa

Gazzetta: Un Tardini chiuso per debiti

Chiuso per debiti. Domani i cancelli dello stadio Tardini non si apriranno per Parma-Udinese: mancano i soldi per pagare gli steward e il prefetto Giuseppe Forlani non ha dato l’ok …

Redazione VN

Chiuso per debiti. Domani i cancelli dello stadio Tardini non si apriranno per Parma-Udinese: mancano i soldi per pagare gli steward e il prefetto Giuseppe Forlani non ha dato l’ok allo svolgimento della partita. O meglio: ha suggerito di disputare l’incontro a porte chiuse, ma il presidente federale Tavecchio si è opposto e ha ordinato la sospensione. Il caso, per la Serie A, è unico: mai ci si era fermati perché una società non aveva il denaro per garantire la sicurezza degli spettatori e la fornitura di energia. Pazzesco. I tifosi però non si arrendono. I Boys annunciano: «Domenica tutti davanti al Tardini».

Strategia Questo è il giorno più triste nella storia del Parma Football Club, ormai lunga più di un secolo. E la tristezza si unisce alla rabbia per la valanga di bugìe che negli ultimi mesi è piovuta addosso alla città e alla sua gente. Da qualche giorno il sindaco Federico Pizzarotti ha preso in mano il dossier Parma e, anche se un po’ in ritardo visto che la situazione era giudicata preoccupante già nell’autunno scorso, ha deciso di tutelarsi: ha fatto ingiunzione di pagamento al club per un debito di circa 700 mila euro e ha promosso l’incontro di ieri a Collecchio al quale era presente assieme ai giocatori emiliani e ai rappresentanti di Figc, Lega e Aic. «Stiamo cercando di salvare il salvabile» ha dichiarato il sindaco. In sostanza: si tenta la strada del «fallimento pilotato» che garantirebbe il mantenimento del titolo sportivo e, quindi, la partecipazione al prossimo campionato di Serie B (in caso di retrocessione). Con questo procedimento il titolo sportivo viene messo all’asta e la società acquirente dovrà pagare i soli debiti sportivi, quelli con la Figc. Il fallimento va chiesto a stagione in corso. Può avvenire in tre modi: richiesto dalla Procura, qualora vengano ravvisati estremi di reato, per istanza presentata da alcuni creditori, o perché l’amministratore della società ne porta i libri in Tribunale. Viene quindi nominato un curatore fallimentare, che guida l’esercizio provvisorio fino alla liquidazione o fino alla cessione. Se il curatore dovesse rilevare illeciti, falsi in bilancio o altre stranezze, chi ha amministrato la società rischierebbe grosso. Se, invece, la procedura del «fallimento pilotato» non dovesse andare in porto, l’unica soluzione è ripartire dai Dilettanti. E’ una corsa contro il tempo, di questo è consapevole anche il sindaco che sta cercando di coinvolgere un gruppo di industriali locali disposti a formare una cordata per salvare il club: operazione complicata.

Zero soldi Giampietro Manenti, ieri, ha tenuto l’assemblea dei soci... da solo. Non c’era nessuno, tranne lui, nella sala delle riunioni del centro sportivo di Collecchio. «Mi sento accerchiato - ha detto - Ma io vado avanti». Dopo aver promesso ancora una volta che lunedì pagherà tutti gli stipendi, se n’è andato da un’uscita secondaria a bordo di una Volvo bianca. In serata il club ha fatto sapere che l’assemblea dei soci sarà riconvocata, ma pare che ci siano ombre nel passaggio di quote avvenuto tra lui e Rezart Taçi. Inoltre: se non ha i soldi necessari per far fronte alla situazione, perché non consegna i libri contabili all’autorità giudiziaria? Abbrevierebbe i tempi dell’agonia. Evidentemente, se non fa questa mossa, ha una strategia la cui natura si ignora. Di certo c’è che il conto della Mapi Grup d.o.o., società domiciliata all’indirizzo Industrijska Cesta numero 7 di Nova Gorica (Slovenia) si è improvvisamente svuotato. Aperto il 10 aprile 2013 presso la Raiffeisen Banka D.D., è stato chiuso il 19 febbraio 2015. Cioè l’altro ieri. Se da queste cassaforti dovevano arrivare i soldi per salvare il Parma, i tifosi, perlomeno quelli che non lo hanno già fatto, possono cominciare a preoccuparsi. Gli uomini della Procura di Parma sono al lavoro per capire dov’è finita l’enorme mole di denaro gestita negli anni dal Parma Fc. Investigazioni sono in corso anche da parte dell’Antimafia, molto attenta nell’ultimo periodo a ciò che succede nel territorio emiliano. Nel 2006 l’indebitamento del Parma era di 16 milioni di euro, oggi arriva a 197 milioni. In questo periodo sono entrati nelle casse sociali 220 milioni solo di diritti televisivi, cui bisogna aggiungere i ricavi da botteghino e da sponsorizzazioni. Chi ha creato un simile buco nero?

La Gazzetta dello Sport