La metamorfosi sousiana. Se nel suo celebre racconto Franz Kafka scrive di una mutazione genetica tra sogno e realtà, nel portoghese viola finora il cambiamento (repentino e se volete piuttosto deciso) è stato solo lessicale. Ma visto che il protagonista in questione è un maestro di comunicazione e ambizione, certe frenate - scrive il Corriere Fiorentino - non andrebbero sottovalutate: da dire e ribadire in pompa magna «Scudetto? Perché no», Paulo è passato a un mesto «Vogliamo solo far crescere questo gruppo», udito nella piccola sala stampa del Matusa di Frosinone.
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Fiorentina, sono solo parole?
"In tre mesi poco più da gonfiare il petto Sousa è arrivato a sussurrare frasi discrete, di quelle che di solito non danno nell’orecchio e che usa chi è consapevole di non poter andare oltre un certo limite"
In tre mesi poco più insomma, da gonfiare il petto Sousa è arrivato a sussurrare frasi discrete, di quelle che di solito non danno nell’orecchio e che usa chi è consapevole di non poter andare oltre un certo limite. Non roba da lui dunque, se è vero che il suo modo diretto e inequivocabile di far passare certi messaggi spesso e volentieri ha ricordato le vecchie abitudini del connazionale Mourinho. Proprio i limiti infatti sono (o erano?) le barriere che ha sempre voluto abbattere l’allenatore della Fiorentina: «Giocheremo per vincere, dando tutto. Senza limiti». Una frase così Sousa l’ha detta decine di volte.
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È autunno quando Sousa ripete il suo mantra senza paura di essere smentito. La Fiorentina vola e dopo aver battuto l’Atalanta, poi il Frosinone, il Bologna e pure la Sampdoria, si ritrova davanti a tutti sedici anni dopo la Fiorentina di Batigol e del Trap.
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Il ritorno inarrestabile della Juve, i gol di Higuain e il mercato sbagliato di gennaio però hanno rotto qualcosa nel giocattolo viola. La classifica piano piano è peggiorata e dai sogni si è passati alle frecciate e agli elogi dell’avversario: «Nella corsa al terzo posto siamo degli intrusi», ha detto Sousa prima di Roma nel tentativo di togliere pressione alla sua squadra ed evitare processi in caso di sconfitta. Come sia andata è storia nota, tanto che adesso, con cinque punti (più lo scontro diretto a sfavore) di ritardo su Spalletti e con un mese senza vittorie che ha rimesso il broncio all’ambiente, l’allenatore è volato bassissimo: "La Champions è lontana, ma il nostro obiettivo era solo far crescere questo gruppo". Una frase che pare non sia piaciuta neppure ai Della Valle e che cozza parecchio coi vecchi propositi viola.
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