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Fiorentina, quattro strade per la rimonta

Più che crederci, razionalmente non si può, è meglio provarci. Senza stare troppo a scervellarsi nella ricerca di un piano d’azione. Semplicemente cogliendo l’attimo. La storia del calcio è piena di momenti imprevedibili …

Redazione VN

Più che crederci, razionalmente non si può, è meglio provarci. Senza stare troppo a scervellarsi nella ricerca di un piano d’azione. Semplicemente cogliendo l’attimo. La storia del calcio è piena di momenti imprevedibili che hanno rovesciato l’esito di una partita, di un campionato, di una finale che sembravano già assegnati. Una rimonta impossibile non è programmabile: passa quando meno te l’aspetti, devi saperla acchiappare. La buona notizia è che il Siviglia non è il Barcellona. La cattiva notizia l’ha ricordata ieri il Corriere Fiorentino: in termini statistici la Fiorentina ha il 4% di possibilità di farcela: ribaltare un 3-0 è riuscito soltanto 19 volte su 468 eurosfide di questo tipo. Eppure, si può provare a immaginare una serie di scenari fantacalcistici. Che cosa può succedere perché il miracolo accada.

Scenario numero 1: la partita perfetta. Quella giocata con pazienza. Senza foga. Attaccando inizialmente con giudizio. Stando attenti a non scoprirsi e aumentando gradualmente i ritmi. Ma senza dare nell’occhio. Provare a narcotizzare gli avversari: non farli troppo preoccupare, irretirli e poi colpirli poco prima dell’intervallo. Tipo morso del serpente velenoso nascosto sotto la pietra. Mandarli al riposo con le certezze solo lievemente incrinate. Aggredirli in avvio di ripresa e segnare presto il 2-0. Rallentare di nuovo e sfruttare le loro paure per infilare il 3-0 nel finale. Accettare poi i tempi supplementari a basso ritmo. Pronti ad approfittare dei loro errori, ma senza ansia. Sapendo che poi ai rigori perde quasi sempre chi non ci voleva arrivare.

Scenario numero 2: la partita pazza. Quella giocata senza freni inibitori. In formazione tutti i giocatori offensivi: capaci però di garantire grande tecnica o grande corsa (decidete voi se in questo schema sarebbe giusto oppure no trovare un posto a Gomez). Ritmi indiavolati fin dal primo minuto. Una girandola di lanci, azioni in profondità, tentativi di dribbling: tutti senza curarsi delle coperture. Che accada quel che può accadere. L’importante è sbloccarla subito. A quel punto anche prendere un gol, persino due, in contropiede può anche non essere un problema. L’obiettivo è il tirassegno: si gioca per il 5-1 o per il 6-2, senza mai fermarsi.

Scenario numero 3: la partita dei sogni. Quella che si mette in discesa fin dall’inizio. Pronti, via e gol. Senza dare tempo agli avversari di organizzarsi, insinuando da subito in loro il tarlo del dubbio. Approfittare di queste incertezze andaluse («meglio che ci arrocchiamo in difesa o che cerchiamo un gol per richiuderla?») e infilarli di nuovo a metà del primo tempo. E poi continuare a giocare come il gatto con il topo, attirandoli nella trappola e bruciandoli in contropiede prima con il terzo, poi con il quarto, magari addirittura con il quinto gol.

Scenario numero 4: la partita lampo. Quella che dura otto minuti. Il tempo necessario per segnare tre gol uno dietro l’altro, quando il Siviglia ormai non se l’aspetta più. Nel finale. Tipo Milan-Liverpool 3-3 a Istanbul in Champions o Fiorentina-Juventus 4-2 l’anno scorso in campionato. Un un-due-tre dal quale per qualsiasi avversario risulta poi impossibile rialzarsi.

#sipuòfare. Con l’aiuto del pubblico. Che prima deve riempire lo stadio e poi sapersi adattare, modulando anche i ritmi del tifo al tipo di partita che sarà. I sogni muoiono all’alba, non dopo il tramonto.

Gianfranco Teotino - Corriere FIorentino