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Fiorentina-Juventus, la strana alleanza in cui vince Tavecchio

Uno dei giorni più belli della mia vita, alla fine ero più stanco per l’emozione che per la partita, ho visto cinquantenni piangere… Il ricordo di Pepito Rossi, così come …

Redazione VN

Uno dei giorni più belli della mia vita, alla fine ero più stanco per l’emozione che per la partita, ho visto cinquantenni piangere… Il ricordo di Pepito Rossi, così come raccontato nel suo libro, di Fiorentina-Juventus, di quella Fiorentina-Juventus, l’ultima in campionato al Franchi, la favola del 4-2, rende l’idea. Anche un professionista che ha girato il mondo (del calcio) ha capito subito, al primo magico impatto, che no, non è una partita come le altre, non è nemmeno una partita più o meno importante delle altre, è semplicemente una partita speciale. Per il cuore (viola) conta più della classifica, è avulsa dalla classifica. Come dimostra una vastissima aneddotica, culminata nell’episodio del rifiuto di Baggio di tirare un rigore concesso alla Juve il giorno del suo ritorno a Firenze da nemico impossibile.

Logico che di questa rivalità, quasi letteraria, risentano anche i rapporti fra le società. Da molto prima e al di là delle frizioni (eufemismo) fra le famiglie Agnelli e Della Valle. Una situazione al limite del paradosso. Perché se è vero che fino a pochissimi anni fa la Juventus faceva parte a pieno titolo dell’establishment pallonaro (e anche qui establishment può essere giudicato un eufemismo, ai tempi di Calciopoli alcuni magistrati lo definirono «cupola»), oggi invece Andrea Agnelli detiene in qualche modo le chiavi dell’unica opposizione, per quanto morbida, al sistema di potere che governa questo calcio italiano sempre meno competitivo in Europa e nel mondo, sistema dal quale i Della Valle si sono sempre tenuti alla larga. Al punto da far pensare che oggi un’alleanza fra Fiorentina e Juventus sarebbe addirittura, scusate la parolaccia, naturale.

(...) Fiorentina e Juventus sono due fra i pochi club che, almeno sul piano commerciale, si mantengono indipendenti da Infront, multinazionale che tiene le fila dell’intero business legato ai diritti televisivi, di gran lunga la principale fonte di ricavo per tutti. Va detto che Infront, per la sua esperienza «cosmopolita», avrebbe anche buone idee di sviluppo del sistema calcio, idee che però essa stessa frena per paura di rompere gli equilibri che le consentono un ruolo da grande fratello.

In questa situazione, si capisce che se Fiorentina e Roma affiancassero la Juventus con meno timidezza e con un ventaglio di proposte capaci di coinvolgere il calcio minore, e soprattutto giovanile, anche le piccole riforme fatte recentemente approvare da Lotito e Tavecchio (poi magari un giorno ci diranno come saranno davvero applicate…) assumerebbero un significato diverso. Per dirne una, mettere il tetto alle rose senza dare via libera alle squadre B significa bruciare valore, non crearlo. Sogno o realtà? In fondo, ad andare d’accordo, per forza invece che per amore, fuori dal campo, poi c’è più gusto a darsele in campo.

Gianfranco Teotino - Corriere Fiorentino