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Fiorentina e quelle scelte di campo controcorrente

DEV’ESSERE un sesto o un quinto senso e mezzo che la tiene a distanza dai manovratori, un istinto che impedisce di mescolarsi se lo stile è diverso: sarà forse per …

Redazione VN

DEV’ESSERE un sesto o un quinto senso e mezzo che la tiene a distanza dai manovratori, un istinto che impedisce di mescolarsi se lo stile è diverso: sarà forse per questo che, dopo la sua rinascita, la Fiorentina ha avuto sempre un rapporto complicato con il Potere.

E così il sospetto, la diffidenza, la voglia di cambiare, i rimbalzi, i passi indietro, le delusioni e le posizioni nette hanno sempre accompagnato i Della Valle: dalle asprezze verbali con Macalli ai tempi della C2 — subito il battesimo — fino al tentativo di modificare le regole in serie A sfociato nella vendetta del Sistema (con vicenda Calciopoli annessa). Poi la Fiorentina è rimasta ai margini in Lega e, con un comunicato del 27 luglio, proprio nel momento del teorico riallineamento, ha preso le distanze in anticipo e in modo nettissimo da Carlo Tavecchio. La prima grande società a schierarsi contro il probabile presidente dopo le posizioni contrarie di Juve e Roma.

LA MOSSA è piaciuta a Firenze, perché la proprietà ha avuto il coraggio di estrarsi dal gruppo dei sostenitori rinunciando alle proprie, eventuali convenienze: un comportamento che è nel Dna di una città storicamente orgogliosa e predisposta al braccio di ferro pur di affermare la propria unicità. La scelta di prendere le distanze dal «signor Tavecchio» non ha oscillato sull’onda di ripensamenti successivi.

La Fiorentina ieri a Roma era rappresentata da Pradè e Mencucci: nessun commento sull’elezione del presidente snobbato per l’inadeguatezza del suo comportamento; il programma di Tavecchio era stato approvato dalla società viola, ma il comportamento successivo è stato considerato inammissibile. Fine dei contatti.

Ora sui siti viola lampeggia un concetto forse meglio degli altri che riassume il pensiero dei tifosi: «Saranno anni duri di ingiustizie e fregature». La consolazione è che in Lega — come consigliere — ci sarà il presidente Cognigni: e nella stanza dei bottoni-bis forse servirà alzare un po’ la voce.

La Nazione