Più che deluse devastate. Fiorentina e Inter attualmente sono il manifesto della pochezza manageriale. Ognuna a modo suo, ognuna alle prese col grande vuoto in cui è facile precipitare quando finisce un grande ciclo.
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Fiorentina e Inter, le deluse
L’articolo di Benedetto Ferrara.
L’Inter che aveva vinto tutto, la Fiorentina che non aveva vinto niente ma era riuscita ad arrivare oltre se stessa. Da lì in poi solo fatica. E mediocrità. E allenatori che vanno e vengono. E il mercato gestito non si sa bene come. Marco Branca che prende Forlan senza sapere che non può giocare nel girone Champions. La Fiorentina che a gennaio svuota la rosa di attaccanti non si sa bene come e perché.
Da una parte Moratti (oggi al Franchi, mentre Ddv è in forte dubbio) che vende Eto’o, Balotelli e Thiago Motta. Dall’altra Corvino che regala Mutu e poi spedisce altrove Gilardino. In questo caso il paragone tecnico ovviamente non ha senso. Per i due viola la storia era più o meno finita. Ma è il tragitto che si somiglia: perché un ciclo esaurito racconta che la fame non c’è più e senza quella vai poco lontano. Non conta il tuo cognome. E neanche quanto guadagni. Zero fame, zero soddisfazioni o giù di lì. Hai voglia a cambiare allenatore, ad aggiustare questo e quello quando sai bene che dovresti fare piazza pulita. Solo che bisogna essere bravi o bravissimi. I fatti raccontano di un’Inter che rincorre un difficile obiettivo Champions. La Fiorentina invece deve salvare la pelle. Nel frattempo i proprietari provano a rimettere in piedi la baracca per il futuro. Moratti ha già chiamato Leonardo, che in Francia non ha fatto un granché. Branca probabilmente pagherà il prezzo delle sviste clamorose. L’Inter non può permettersi altri passi falsi. Un anno fuori dalla Champions significherebbe un danno economico pazzesco, figuriamoci due. Non è certo solo una questione di immagine.
Anche la Fiorentina progetta una rivoluzione dirigenziale. Con una certa calma, va detto. Oriali, fatto fuori all’Inter proprio dal dualismo con Branca, resta in pole. Ma nessuno sembra avere fretta. E così il mercato dei dirigenti si accavalla con la maledizione di una squadra senza capo né coda. Fiorentina e Inter dimostrano che nel calcio basta poco per perdere un’anima vincente. Basta rilassarsi, sedersi, spendere poco e male. Infatti uno furbo come Mourinho ha visto bene di svignarsela per evitare pessime figure e per ingrassare ancora di più il suo conto in banca. Ora al suo posto c’è Stramaccioni, il Mou versione tv dei ragazzi. Una bella occasione per mettersi in mostra facendo la cosa più normale e classica: cioè andare dagli anziani del gruppo per eseguire più o meno i loro ordini. Lui a fine stagione se ne andrà, forse per far posto a Spalletti (o Prandelli o chi per loro). Anche Delio Rossi è sulla via di un altro altrove. L’elettrauto della psiche che si arrese davanti agli occhi spenti del Gila oggi sembra un reduce del Vietnam. Comunque vada poi cambierà tutto. Sia a Milano che qui: terre deluse, cicli finiti, gestioni ridicole, più o meno.
Benedetto Ferrara - la Repubblica
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