Serviva per evitare una figuraccia, certo. Era fondamentale per poter continuare il cammino europeo, naturalmente. E poi il ranking Uefa, la vocazione internazionale della Fiorentina, la rosa da mantenere tutta sulla corda. Di motivi, oltre ai tre punti, per centrare il punteggio pieno nella trasferta di Poznan (che ieri ha salutato i viola con la solita, densa, nebbia) non mancavano di certo. Ma forse, più di altri, uno su tutti spiccava per importanza, almeno guardandola dal punto di vista di Paulo Sousa: lo stimolo a non accontentarsi, in campo e fuori.
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Fiorentina, chi (non) s’accontenta gode
La vittoria di Poznan ha confermato la voglia di crescere dei viola: l'articolo di Ernesto Poesio sul Corriere Fiorentino
Perché non è un caso che a caldo, subito dopo la vittoria che ha rimesso le cose a posto nel girone, dopo il sorriso e il sospiro di sollievo per aver portato a casa i tre punti, il portoghese a un’innocua domanda da parte dei media polacchi sulle voci che vorrebbero Loverncsics nel mirino dei viola, abbia preso lo spunto per parlare delle prossime strategie di mercato: «La società sa bene quello di cui abbiamo bisogno. So che i dirigenti stanno lavorando e mi aspetto che il mercato ci possa portare giocatori in grado di aiutarci a crescere». Parole chiare, che non lasciano molti dubbi su quelle che sono le richieste del tecnico. E che, dopo un avvio di stagione da record, appaiono difficili da non soddisfare. Per questo il passaggio del turno in Europa può diventare, nell’ottica di Sousa, un ulteriore voce nella cartella «obiettivi raggiunti» da esibire al momento del bilancio di metà stagione. Questione di punti di forza, insomma, che Sousa continua a collezionare ribadendo così la bontà del proprio lavoro e delle scelte. Già, perché la vittoria di Poznan in questo senso non è stata banale. Il portoghese infatti non ha affatto ceduto alla tentazione di schierare in blocco la squadra «titolare», preferendo continuare a gestire la rosa pensando anche alla fondamentale trasferta di Genova. Un messaggio preciso, insomma, quello di non snaturare la propria filosofia perché il portoghese sa bene che per il passaggio ai sedicesimi anche l’impiego delle «seconde linee» (o di una parte di esse) può e deve bastare.
Da gennaio però non sarà più così. Soprattutto se la Fiorentina continuerà ad occupare uno dei tre posti che valgono la partecipazione alla prossima Champions League o magari il primo posto. (...) Per continuare a lottare ad altissimi vertici allora, serviranno almeno due rinforzi mirati che il portoghese ha già individuato da tempo: un difensore centrale in grado di alternarsi a Gonzalo e Astori e un giocatore in grado di saltare l’uomo con facilità creando superiorità numerica fondamentale contro squadre chiuse.
Richieste precise su cui i dirigenti viola stanno lavorando. Certo l’input, quel «tenere sempre un occhio al bilancio», non è cambiato (e così sarà fino a quando la Fiorentina non potrà contare su consistenti risorse aggiuntive, come ad esempio una qualificazione in Champions), ma l’intenzione dei dirigenti è naturalmente quella di accontentare le richieste dell’allenatore. La più difficile appare quella relativa al giocatore di qualità, un vuoto che l’addio di Joaquin a fine mercato ha improvvisamente aperto con annessi rimpianti. Che però potrebbero aumentare ancora di più nel caso in cui alla fine di questa stagione, partita con le migliori premesse, la Fiorentina dovesse restare con un pugno di mosche in mano. Fare tutto il possibile per evitarlo, diventa dunque la nuova sfida di un club che ha trovato in Sousa un punto di riferimento nella crescita della società. Meglio allora assecondarne le richieste, aggiungendo quella capacità di scovare talenti che ha caratterizzato le ultime stagioni della dirigenza viola.
Ernesto Poesio - Corriere Fiorentino
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