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Ferrara scrive: “Vecino, che intuizione. Il talento rivalutato è diventato un leader”

Pradè e Macia lo hanno pagato poco più di 2 milioni di euro, ora ne vale 20. Sarri lo voleva al Napoli, ma lui ha scelto di rimanere a Firenze

Redazione VN

Sul campo quel giorno giocavano National e Peñarol, in tribuna c’era Eduaro Macìa, uno che di giocatori ci capiva parecchio. Quel ragazzone giovanissimo che giocava punta si chiamava Matias Vecino. Eduardo prese il blocchetto e scrisse il nome che poco dopo avrebbe infilato nei suoi files archiviati sul mac. Il destino aveva voluto che anche Daniele Pradè avesse visto il ragazzone in Uruguay. Anche lui si era segnato il nome e quando i due si ritrovarono a lavorare per la stessa società, la Fiorentina, quel nome era tornato fuori. Su Matias Vecino c’era molto da lavorare, ma già l’idea di un possibile passaporto comunitario aveva reso l’operazione una vera opportunità.

E così Vecino arrivò a Firenze. Tutti sapevano che non era un attaccante, ma il suo fisico imponente gli aveva concesso molte possibilità, fino a quando non è stato chiaro a tutti che il ragazzo era un centrocampista, un interno puro, di quelli con visione di gioco, falcata prepotente e quel senso dell’inserimento in verticale che diventa vera e propria arma offensiva alternativa, quando cercare la via del gol diventa difficile. Vecino fu pagato al National 2,2 mln di euro. Tra tutti i pacchi arrivati alla Fiorentina dall’Uruguay lui era tutta un’altra storia. Poi l'attesa per il passaporto, il prestito al Cagliari e quello all'Empoli, dove incontra il suo maestro, Maurizio Sarri.

Il resto è storia recente, con l'inserimento prima nel centrocampo di una squadra bella ed ambiziosa, come era la Fiorentina di Montella, poi in quello della viola di Sousa, dove però viene collocato in una linea a due (mentre lui è fatto per dare il meglio in una a tre). Nel frattempo Vecino è pure diventato un pezzo pregiato del mercato. Sarri fa sempre il suo nome: già un anno fa il suo cartellino era valutato una ventina di milioni e il Napoli ci provò. «Ho un contratto e sto bene qui», ripete in automatico il ragazzo. E privarsi di lui non è facile, anche se a qualcuno quei venti milioni fanno gola. Ma ora a partire saranno altri. Per Vecino è tempo di fermarsi. Finché il bilancio lo consente.

L'articolo integrale di Benedetto Ferrara in edicola con La Repubblica