"MOENA anno quinto. «Era meglio Moana», recitava ironico uno striscione del Settebello cucito intorno al campo cinque anni fa, quando la Fiorentina ricominciò la sua strada dopo le sabbie mobili di Sinisa, proprio da qui. C’era Vincenzino che girava in bicicletta, c’era una società che cercava di ricostruirsi un’immagine. Tra il non gioco di Mihajlovic e gli schiaffoni di Delio, magari non si era proprio toccato il fondo, però ci si era andati parecchio vicini. L’aria nuova era Montella, Borja e Gonzalo, la promessa di un gioco spettacolare. Corvino via, c’era Pradè.
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Ferrara scrive: “Passione, vecchi amici e amarcord: così Moena è diventata un’abitudine”
"La notizia del primo giorno infatti sta nella passione della gente, quella che la sua Fiorentina se la vuole tenere stretta anche se ogni tanto qualcuno cerca di tenerli un po’ a distanza"
Aria nuova, vita nuova: anni davvero importanti, in Italia e in Europa. Cinque anni dopo ancora lei, Moena, paesotto della val di Fassa che sulla Fiorentina ha puntato parecchio. Mai ritiro fu così testardo. Ma un motivo c’è: e lo capisci quando arrivi di nuovo al gigantesco cartello di benvenuto per la Fiorentina sistemato all’ingresso del paese. Un’ora prima che la squadra arrivi qui, ci sono già più o meno quattrocento tifosi in attesa.
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