Ecco che arriva la partita perfetta, dopo una giornata perfetta alla fine di una settimana perfetta. E chissà cosa avrà pensato davvero German, quando ha capito che tutta quella perfezione non era un sogno ma luccicante realtà. La convocazione in nazionale e poi un gol da tre punti e i meno giovani che in quel colpo di testa rivedono Passarella il Caudillo. E il Caudillo è lì, in tribuna, accanto ad Antognoni. Nemmeno a farlo apposta. E così ecco l’abbraccio tra due simboli della Buenos Aires marchiata River. Difensori senza paura, anche se Pezzella è meno truce di quello che sapeva essere il Caudillo. Che muro, però. E che elevazione. I figli del passato prossimo ritrovano nel suo fare calcio qualcosa di non così distante. Sì: argentino anche lui, arrivato qui senza tanti proclami per riassestare la difesa. Il suo nome è Gonzalo, ed è appena tornato a casa. Senso dell’anticipo, intuizione, lancio e vizio per il gol. (...)
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Ferrara scrive: “La favola di Pezzella e gli avvoltoi di Diego”
La chiamata del ct dell'Argentina e la rete segnata al Bologna: una settimana perfetta per il centrale della Fiorentina
In questa Fiorentina dove tutti vanno in gol, anche per lui è arrivata una giornata indimenticabile, anche per l’entusiasmo collettivo: di questa squadra molto rock e di uno stadio che la spinge senza arrendersi mai. Qui, a parte Chiesa, non ci sono fenomeni. C’è un fantastico insieme, una forte empatia tra tutti, e c’è un allenatore capace di riannodare i fili di una storia in pochissimo tempo. E c’è perfino il numero uno che torna a lanciare una delle sue battute: «Togliamo gli avvoltoi di torno e facciamo lavorare la Fiorentina con vicino i fiorentini veri». Dopo i rosiconi, ecco un’altra specie “nemica”. I gufi di Renzi insegnano, la comunicazione oggi funziona così.
L'articolo integrale di Benedetto Ferrara in edicola con La Repubblica
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