Un gol ben oltre il novantesimo che riprende una partita persa e la gioia che resta strozzata in gola, perché la Fiorentina resta comunque uno spettacolo senza lampi, una squadra senza personalità, un gruppo tecnicamente limitato arrivato in fondo all’ennesimo pareggio. E poi i giocatori che festeggiano e vanno sotto la curva, quella dei loro tifosi, l’unica che in quello stadio perso tra i capannoni industriali ha cantato durante la partita, tra cori di passione per il colore viola e cori di rabbia contro la proprietà.
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Ferrara scrive: “Fiorentina, per ripartire basterebbe un niente. Ma quel niente ancora non c’è”
La squadra fatica e gli obiettivi della Fiorentina sono ridimensionati: così la passione dei tifosi si sta lentamente spegnendo
Un saluto dei giocatori ai tifosi e una risposta forse inaspettata, un andate a lavorare nella versione meno edulcorata, diciamo. Strani giorni. Anzi, strani mesi. La distanza tra il sentimento e il campo sta crescendo, e non lo capisci solo per via di un coro contro la famiglia padrona, perché quello racconta il distacco tra questa società e il tifo più caldo e più duro. È la sensazione generale quella che ti raffredda un po’ il cuore, ti fa sperare in qualcosa di nuovo che faccia girare il vento. [...]
Come sempre avviene in questi casi i fans della società se la prendono con l’allenatore, altri con la dirigenza, qualcuno coi giocatori che non hanno aggiunto niente a una squadra già fragile di costituzione. La scusa dell’autofinanziamento porta con sè un punto cardine da cui partire: se non hai soldi almeno abbi delle buone idee. Se ci sono calcio e divertimento, Firenze è pronta a seguirti, sempre. Se c’è nebbia e hai i piedi inchiodati al nulla non puoi lamentarti se qualcuno si scoccia di te. Poi basta un niente per riparire. Ma quel niente ancora non c’è. Non ora, non qui.
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