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Ferrara scrive: “Della Valle e lo stadio, il balletto continua tra assenze e progetti”

foto Getty

La storia dello stadio presunto e immaginifico tiene in piedi un rapporto con la città sempre più fragile

Redazione VN

Torna? Non Torna? E si nota più se c’è o se non c’è? Forza ragazzi, Diego non sbaglia un colpo. Niente mai è a caso. Eccolo, il padrone, che parla in una intervista alle pagine economiche del quotidiano La Nazione: LEGGI. Fossimo a scuola, la prof, dopo aver letto il testo, chiederebbe, in classe: l’alunno traduca il significato di questa dichiarazione in base alla conoscenza dell’autore. Ok, allora è giusto provarci, anche perché molti hanno tradotto il verbo del numero uno con il prossimo ritorno allo stadio Franchi del numero due. Ma prima va decodificato quel «Io ho le mie idee», che a occhio potrebbe essere ( ipotesi) un « Potessi me ne disferei domani, della Fiorentina». Traduzione opinabile, ma che Diego abbia fatto non uno ma cinque passi indietro è cosa nota e anche abbastanza vecchia.

Dopo Calciopoli Diego Della Valle si è fatto da parte, anche perché nel calcio vincere è difficile e vivacchiere non è pop. Anzi, un boomerang. Certo, la storia dello stadio presunto e immaginifico tiene in piedi un rapporto con la città sempre più fragile. E, off records, non ce n’è uno, tra politici, imprenditori e gente che frequenta le stanze della Acf Fiorentina, che non scuota la testa quando sente parlare dello stadio a Marcafir. Anche se ieri l’assessore all’urbanistica Giovanni Bettarini ha rilanciato così a Violanews.com: LEGGI. In pratica il cerino ripassa a Cognigni. E la storia va avanti.

Comunque l’immagine di Andrea che soffre davanti alla tv è un po’ divertente (con rispetto) e anche romantica, però. Divertente, perché la Fiorentina è sua e lui si è auto-esiliato, insomma ha fatto tutto da solo. Un po’ Leopardi, un po’ Napoleone, che scalpita per tornare al comando delle sue truppe. Giani dice che il numero due non tornerà fino a quando la curva non smetterà con quel coro poco simpatico nei confronti della famiglia padrona. In ogni caso le cose certe sono due: il numero uno non parla volentieri di Fiorentina ma è colui che ha deciso, attraverso Cognigni, il piano di rientro, di soldi, e quindi anche di Corvino. L’altra certezza riguarda il fatto che il numero due ci sente davvero e rimpiange i giorni in cui parlava a lungo di calcio con Montella e si scambiava le idee con i giocatori alla vigilia di ogni sfida. (...)

L'articolo completo di Benedetto Ferrara in edicola con La Repubblica Firenze

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