Con la logica delle plusvalenze prioritarie e con un allenatore demotivato difficilmente si ottengono grandi risultati. Più facile scoprirsi fragili e incapaci di qualsiasi reazione: lo spirito della squadra sarà quello di chi aspetta solo la fine della stagione, esattamente come quello del tecnico, che non vede l’ora di cambiare città, e quello della società, che sta lavorando su un materiale umano che in gran parte appartiene a programmi precedenti e che adesso segue un progetto alla meno, quindi senza soldi ma con molte parole, spesso buttate lì a caso in pasto alla propaganda del gergo calcistico, quello scopiazzato dalla politica dei giorni nostri: fuffa.
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Ferrara scrive: “Arroganza e frasi fatte: un fallimento che nessuno ha evitato”
L'analisi della prestigiosa firma de La Repubblica sul momento delicato di casa Fiorentina
Beh, l’ultima notte di coppa ha portato finalmente alla luce la verità di questo progetto senza molto senso, perché qualsiasi manager, anche il più cinico e gelido, avrebbe capito che le premesse di questa stagione non avrebbero portato da nessuna parte. Diciamo subito che sono tutti responsabili di questo fallimento complessivo: la proprietà, la società, il tecnico e la squadra. (...) Una domanda: come fa a funzionare una squadra piena di giocatori che sanno di essere un peso (Corvino ha il compito di abbassare il monte ingaggi), con un allenatore che non ci crede neanche un po’, i dirigenti che ripetono frasi fatte come un mantra? Il vero mistero non è il fallimento, è come nessuno abbia fatto nulla per evitare che finisse così. E sarebbe bastato poco. Solo un po’ di coraggio.
L'articolo completo di Benedetto Ferrara in edicola con La Repubblica
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